chiudi

Ricordi, aneddoti, curiosità. E immagini. Tante. Foto capaci di ‘dare corpo’ agli articoli scritti da Giorgio Batini in occasione di un reportage dalla Russia fra il giugno e il luglio 1962. Un inviato speciale, all’epoca neanche quarantenne, ‘agente segr

I fermenti di un Paese nel nuovo libro di Giorgio Batini Ricordi, aneddoti, curiosità. E immagini. Tante. Foto capaci di ‘dare corpo’ agli articoli scritti da Giorgio Batini in occasione di un reportage dalla Russia fra il giugno e il luglio 1962. Un inviato speciale, all’epoca neanche quarantenne, ‘agente segreto’ in Urss per uno storico servizio realizzato per ‘La Nazione’. «A distanza di quarantaquattro anni dal suo viaggio, Batini ha voluto riproporre, con questa scelta felice, i temi della sua inchiesta relativa alla vita di un grande Paese, rimasto per lungo tempo isolato dal resto del mondo, quindi sconosciuto ai più – scrive nella rpefazione il direttore de La Nazione Francesco Carrassi - . È stato un cronista del giornale che oggi ho l’onore di dirigere ad aprire, in giorni lontani, una finestra su un mondo fino ad allora poco conosciuto.
Dopo aver diretto la cronaca di Firenze, esser divenuto una delle più illustri firme del giornale, aver vinto prestigiosi premi e firmato oltre cinquanta libri, oggi Giorgio Batini raccoglie in ‘Do svidánija. Memorie di un viaggio nella Russia di Kruscev’ (edito per i tipi di Polistampa), tutti gli articoli di quel reportage per raccontare la vita dei russi: cosa studiavano, come lavoravano in fabbriche e fattorie collettive, come si divertivano, il ruolo delle donne.
Da quegli anni la Russia ha subito trasformazioni enormi, ma il fascino e lo straordinario interesse di queste pagine restano immutati.
Il segreto sta anche nel tipo d’inchiesta scelta: un viaggio nella vita e nel costume della Russia delle campagne e delle città. Il libro è illustrato da tante originalissime foto di Batini, quasi tutte inedite...e rappresenta un prezioso documento della vita della gente comune (studenti e operai, contadini e ferrovieri, massaie e artisti di Mosca, Leningrado, Tiflis) di un Paese rimasto lungamente isolato dal mondo. Già in quell’estate del ’62 si iniziavano ad avvertire certi fermenti sociali, economici, perfino religiosi che avrebbero infine minato le basi, ritenute allora solidissime, del più vasto Stato del mondo. La cosa più sorprendente è come (27 anni prima della caduta del muro) cinque giornalisti italiani (Angelo Aver, Giorgio Batini, Taddeo Conca, Nerino Rossi e Tino Neirotti) ricevessero da un giorno all’altro un permesso, anzi un invito, non a soggiornare a Mosca, dove erano accolte in genere le delegazioni dei Paesi amici, ma a visitare tutti i luoghi dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche che volessero: quello che fino ad allora per anni ogni organizzazione giornalistica europea aveva desiderato e richiesto senza successo. «Non saprei dire come fosse avvenuta la scelta dei singoli componenti della ‘delegazia’ – racconta Batini - . Probabilmente fu guidata dal criterio di ottenere un’equilibrata rappresentanza politica: un giornalista dell’Unitàe uno di Paese Seraper la stampa di area comunista, uno del Popolo organo democristiano, uno del grande giornale torinese La Stampa, uno del giornale indipendente La Nazione di Firenze, e cioè il sottoscritto, che non si era mai occupato di politica».
Data recensione: 11/10/2006
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Letizia Cini