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Era il giornale di Giorgio La Pira e della maggioranza che governava Palazzo Vecchio, quindi il giornale della Democrazia cristiana? Per gli

Curato da Pier Luigi Ballini per le Edizioni Polistampa, è composto da vari saggi


Era il giornale di Giorgio La Pira e della maggioranza che governava Palazzo Vecchio, quindi il giornale della Democrazia cristiana? Per gli storici e per molti fiorentini la risposta è «sì» perché nella spartizione dei giornali, e dei giornalisti, subito dopo la guerra il Mattino dell’Italia centrale, nato sulle orme de «La Nazione del Popolo», poi «Giornale del Mattino», era vicino alla Dc.
Fu però, prima di tutto, un quotidiano dove si formarono tanti giornalisti che in seguito saranno protagonisti dell’informazione nazionale (molti in Rai o all’Ansa) e di quella fiorentina passando a La Nazione quando l’esperienza del giornale di via delle Ruote finirà.Protagonista assoluto di quella stagione fu senza dubbio Ettore Bernabei, condirettore dal 6 maggio 1951 al primo maggio 1952 e poi direttore fino al 4 agosto 1956, quando i vertici del partito lo vollero ai vertici de «Il Popolo». I maligni hanno sempre sostenuto che quella fu in realtà la mossa per bloccare l’amministrazione di La Pira che mal digeriva certe scelte della Dc nazionale.Tutto e molto altro di quanto successe a Firenze e in Italia nei quattro anni di direzione di Bernabei è raccolto nel volume “Il ‘Giornale del Mattino’ di Ettore Bernabei” a cura di Pier Luigi Ballini – Edizioni Polistampa, pagine 672, euro 38. Scritto a più mani, c’è anche un saggio del professor Piero Roggi, l’ultimo suo lavoro prima di essere portato via nel 2020 dal Covid, il volume offre davvero uno spaccato della Firenze nel primo mandato a sindaco di La Pira. Erano gli anni della ricostruzione, delle scelte, talvolta anche impopolari, di chi amministrava Palazzo Vecchio ma anche di chi, e sicuramente La Pira lo fece più volte, sapeva risultare fermo se qualcuno, a Roma o in Vaticano, metteva in discussione le sue scelte «per la povera gente».Il quotidiano, però, come ricordato, fu anche un luogo che consentì a tanti giovani cronisti di misurarsi con una professione che, proprio in quegli anni, si lanciava anche in televisione. Nelle pagine del libro sono ricordati tutti: noi ricordiamo per primo Sergio Lepri, molto amico di Bernabei e poi direttore dell’Ansa per trent’anni, che pur non essendo vicino alla Dc scelse il Mattino nel quale scrivevano tra gli altri una giovanissima Oriana Fallaci, Paolo Cavallina, Vittorio Citterich, Angiolo Maria Zoli e Carlo Cassola che poi, proprio Lepri, come ricordato in uno dei saggi, spingerà verso la carriera di scrittore. Uno dei meriti riconosciuti a Bernabei, e a chi lo aveva preceduto, fu quello di aprire le porte a tutti, senza guardare la tessera. Naturalmente la politica veniva affidata a chi nelle battaglie tra Dc e Pci, di cui Firenze e la Toscana furono uno dei centri, se non il centro principale, era più vicino ai democristiani e a La Pira. Si scopre, leggendo, come nacquero le prime aziende municipalizzate, tra le quali quella per la raccolta dei rifiuti e la Centrale del Latte, o come già negli anni tra il 1954 e il 1956, la discussione sul futuro aeroporto della città era al centro dei resoconti da Palazzo Vecchio. Una scelta mai portata fino in fondo proprio per le diverse vedute tra Firenze e Prato e i comuni della piana.Il giornale fu tra i primi a sperimentare un nuovo modo d’informare tanto che organizzò perfino un «referendum» tra i lettori per chiedere che tipo di quotidiano volessero.Sperimentò la fotografia in prima pagina, il primo a farlo in Italia, quando l’avvenimento lo consentiva. Per questo a fianco degli inviati partivano spesso, e talvolta prima, i fotografi, che avevano un compito importante come chi scriveva.C’erano tante inchieste, di politica ma anche di cronaca e di esteri. La televisione, alla quale Bernabei qualche anno più tardi dedicherà una gran parte della sua vita lavorativa, entra nella terza pagina del giornale, quando inizia le trasmissioni e soprattutto ci sono i primi successi. Il direttore aveva visto la potenzialità e la popolarità di quel mezzo.Nel volume ci sono i saggi di Anna Letizia Marchitelli, Piero Meucci, Pier Luigi Ballini, Federico Mazzei, Bruna Bocchini Camaiani, Piero Roggi, Matteo Gerlini, Luciano Alberti, Giuseppe Matulli, Federico Rossi.Quello che non c’è, e forse solo uno degli autori ne era a conoscenza ma solo a grandi linee, l’idea che nei primissimi anni ‘90, prima di tangentopoli, a Roma qualcuno ebbe in piazza delle Cinque Lune (dove c’era la sede de Il Popolo) e in piazza del Gesù (sede della Dc). Fu qui che venne ipotizzata la rinascita de Il Giornale del Mattino. Lo stesso Bernabei si disse pronto ad aiutare chi in quel momento stava lavorando per capire se vi fossero le condizioni. Poi i primi arresti, il terremoto di tangentopoli bloccarono il progetto. Ma questa è un’altra storia che magari verrà raccontata tra qualche anno.


Uno spaccato della vita culturale, politica e sociale negli anni che vanno dal 1951 al 1956 quando il quotidiano fiorentino era diretto da Ettore Bernabei durante il primo mandato del sindaco Giorgio La Pira.
Data recensione: 16/01/2022
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Domenico Mugnaini