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Ha appena sollevato lo sguardo da un libro di preghiere. Lo ha abbandonato sulle ginocchia, come per Fra Angelico

Una Maria mai raccontata. All’inizio attingeva al pozzo, poi i pittori le donarono un’attività più nobile e misteriosa. Ma in quei libri trovava le sue stesse parole e il suo destino. Viaggio nell’arte, pieno di scoperte

Ha appena sollevato lo sguardo da un libro di preghiere. Lo ha abbandonato sulle ginocchia, come per Fra Angelico; oppure tiene il dito tra le pagine, a segnalibro, come per Simone Martini; o lo ha appoggiato frettolosa su un leggio, su un davanzale. Altre volte ha dovuto interrompere d’improvviso la lettura, distratta dal Figlio che è arrivato a reclamare la sua attenzione, come nella Madonna del Libro di Botticelli. Forse quel libro, su cui ora sta insegnando a leggere al Bambino, è lo stesso su cui sua madre Sant’Anna le aveva insegnato a leggere, quando era bambina. In molti casi sta leggendo Scritture che parlano di lei, ma ancora non lo sa (o forse sì?). Altre volte ancora, le parole che legge sono addirittura le sue preghiere che lei stessa non ha ancora pronunciato. Deliziose varianti, misteriose icone di un gioco di specchi cui siamo così abituati, in secoli di storia dell’arte, che non ci paiono nemmeno strane, che non ci siamo mai fatti una domanda banale, una domanda essenziale: “Ma che libri leggeva, la Madonna?”. Anzi, di più: come mai legge? Una ragazza di neppure sedici anni, appena promessa in moglie, cresciuta in una famiglia di Nazareth forse non poverissima (andrà pur sempre sposa a un modesto artigiano) ma che difficilmente sa leggere, forse solo l’ebraico delle preghiere. È invece la domanda che si è fatto, per una curiosità personale che negli anni ha ecceduto i confini e la metodologia del suo lavoro di filologo umanista, un professore fiorentino, ora emerito: Michele Feo, già docente di Letteratura e Filologia medievale e umanistica a Pisa e a Firenze, insigne petrarchista. Durante la sua lunga vita di studi, Michele Feo ha coltivato, mescolando sulla tavolozza acribia di filologo e “puro diletto”, una curiosità storica, culturale, personale per le letture di Maria di Nazareth. Iniziata come una deformazione professionale – la necessità di decifrare le brevi parole che si intravvedono scritte nei libri che centinaia di Madonne attraverso i secoli tengono in mano, stanno leggendo, o hanno appena appoggiato accanto sé – è diventata fascinazione, e una domanda vera. Che cosa leggeva la Madonna? è il libro frutto di quella lunga curiosità: “Quasi un romanzo per immagini” è il sottotitolo che prova ad attenuare, nel piacere del gioco, la forza della domanda. Lo ha pubblicato, un paio d’anni fa, per i tipi delle Edizioni Polistampa, l’Accademia toscana di scienze e lettere “La Colombaria”. Il professor Feo ha provato a indagare – anzi a fare una prima ricognizione che lui stesso ammette incompleta, poiché l’argomento non è ancora mai stato affrontato in modo sistematico – le immagini in cui la Vergine ha in mano un libro, o gli occhi su di esso. Cercando a memoria o nei repertori tra i dipinti, e più raramente le statue, le miniature, i bassorilievi. E ha provato a leggervi dentro. A volte è impossibile, ma in molti casi le parole si leggono benissimo: poiché gli artisti cristiani erano concreti e realisti, i segni sono fatti reali e le parole della fede devono essere riportate con precisione. È cronaca e insegnamento, non finzione di teatro.
Data recensione: 22/05/2021
Testata Giornalistica: Il Foglio
Autore: Maurizio Crippa