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Andrea di Nerio, Taddeo Gaddi o Spinello Aretino? Il maestro o l’allievo? Ancora oggi alcune attribuzioni di opere

Un nuovo libro dedicato al pittore nato da una famiglia di esuli fiorentini, autentico protagonista dell’ultima stagione artistica del ’300

Andrea di Nerio, Taddeo Gaddi o Spinello Aretino? Il maestro o l’allievo? Ancora oggi alcune attribuzioni di opere paiono essere messe in discussione dagli storici dell’arte. Se si pensa che una delle ultime opere considerate di Spinello è stata scoperta solo nel 1986 è chiaro che il dibattito è ancora aperto. Per Vasari Spinello “tanto inclinato da natura all’essere pittore, che quasi senza maestro, essendo ancor fanciullo, seppe quello che molti esercitati sotto la disciplina d’ottimi maestri non sanno” di certo fu allievo di Iacopo di Casentino ma “mentre lavorò in Arezzo et imparato da lui qualche cosa, prima che fusse di venti anni fu di gran lunga molto migliore maestro, così giovane, che esso Iacopo già pittore vecchio non era”.
Figlio di una famiglia esule ghibellina da Firenze nacque ad Arezzo, città con cui ha sempre avuto un legame strettissimo nonostante il suo lavoro, molto apprezzato, lo portasse in tutta la Toscana. Per tutta la vita Spinello fu iscritto regolarmente nelle liste dei contribuenti aretini Ed è sempre Vasari a raccontarci come Spinello, facente parte della Compagnia di Fraternita, assistendo i malati e seppellendo i morti durante le epidemie di peste avesse realizzato una Pietà sopra la porta principale della Fraternita, e una Madonna che protegge il popolo aretino sotto il suo mantello nella facciata della chiesa di S. Lorentino e Pergentino.
Le sue prime opere risalgono al Duomo Vecchio e alla chiesa di Santo Stefano, andate distrutte, ma suoi capolavori li possiamo ammirare nelle chiese aretine come San Domenico, in Pieve, SS.Annunziata, San Francesco, Santi Lorentino e Pergentino, Fraternita. Ma resta aperto il contenzioso con Andrea di Nerio, Taddeo Gaddi e numerosi “anonimi toscani” per l’attribuzione di opere. A questo giallo storico e alla vita di questo grande artista trecentesco lo studioso Aristide Bresciani ha dedicato una monografia edita da Polistampa, “Spinello di Luca detto Aretino”. La seconda monografia dopo una mole di studi e contributi critici sulla sua opera.
Uno studio che va dalla formazione nella bottega aretina di Andrea di Nerio, fino ai grandi cicli di affreschi realizzati per le chiese di San Miniato al Monte, Santa Croce e Orsanmichele a Firenze, per il Camposanto di Pisa o per il Palazzo Pubblico di Siena. Un viaggio che approfondisce i diversi contesti storici e culturali che hanno fatto da sfondo ai suoi continui spostamenti tra Arezzo, Firenze, Lucca, Pisa e Siena, ma anche Città di Castello, Sansepolcro, Cortona e Orvieto. Ma anche un ampio capitolo dedicato alle nuove attribuzioni come una Madonna col Bambino oggi nei depositi del Museo Nazionale di San Matteo di Pisa, tradizionalmente ricondotta a Taddeo Gaddi o, genericamente, a un pittore di ambito toscano della metà del secolo XIV. “L’opera in verità è più tarda – spiega Bresciani – databile probabilmente all’ultimo decennio del Trecento o poco prima, e ha pochissime affinità con le Madonne del Gaddi: la trovo invece molto più vicina alla pittura di Spinello, alle sue Madonne dall’aspetto trasognato”. Così come molte sono le opere perdute e i falsi comparsi sul mercato antiquario.
Data recensione: 12/03/2021
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Silvia Bardi