chiudi

Che l’Impero Romano sia stato fondato a partire dall’acqua? L’ipotesi non appare più tanto peregrina dopo

Che l’Impero Romano sia stato fondato a partire dall’acqua? L’ipotesi non appare più tanto peregrina dopo aver letto il volume di Erasmo D’Angelis “Tevere nostrum. Acqua, storia natura, cultura” (Polistampa edizioni, 2020 pagg 376), un percorso che attraversa 54 città di 4 Regioni (Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Lazio), un ecosistema fluviale di 405 chilometri, quasi trenta secoli, anzi quasi cinquanta se si considera la genesi idrogeologica. Il libro di D’Angelis, che oltre ad essere un valente scrittore è segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Italia Centrale, è organizzato in maniera sistematica e parte proprio dalla fonte, intesa come sorgente da cui scaturisce il grande corso fluviale , ma anche come inizio della vicenda umana lungo le sue sponde. Gli aspetti che l’autore riesce a contemplare in un unico saggio sono davvero tanti. C’è quello ambientale – vegetazione, parchi, terre selvagge e coltivate, flora, fauna – che offre un campionario e una ricchezza di ecosistemi incredibile. Ci sono gli aspetti culturali, sociali e antropici che hanno accompagnato la lunga parabola della civiltà di Roma che arriva fino ai giorni nostri, attraverso un recuperato rapporto della Città Eterna. Straordinario il corredo iconografico che consta di oltre settecento immagini e comprende i dipinti dei più grandi artisti e vedutisti di ogni epoca, cartografie, documenti, mappe, scatti d’epoca, fotografie di naturalisti specilizzati come Andrea Barghi “Tevere nostrum” di D’Angelis è davvero, a tutti gli effetti, la biografia di un fiume. Da una parte all’altra lo attraversano i millenni ma anche capolavori di ingegneria come porti, mulini, ponti, acquedotti romani, giochi d’acqua delle meravigliose fontane costruite per dissetare la popolazione ma soprattutto per ristorare l’animo umano. Il volume si articola in sei grandi capitoli: “In viaggio con il Tevere dalla sorgente alla foce”, “Regina Aquarum” con la storia degli antichi acquedotti romani fino alle moderne fonti del Peschiera, “Le fontane da mille e una notte” con il ritorno della grandeur dell’acqua nel Seicento, “I ponti sul Tevere” (si parla di 133 scali fluviali ), “Mar Tevere” (un fiume navigabile oggi come ieri, quando ha consentito di costruire la città di marmo e di approvvigionare la più grande metropoli dell’antichità). “Il Tevere odi et amo” (cinquemila anni di storia dai primi insediamenti ad oggi con l’elenco delle 196 grandi piene dal 414 a.C. al 2014). Quello che emerge è che si tratta anche di un “sistema” quanto mai complesso per la ricchezza di contesti che attraversa , i 42 affluenti che lo arricchiscono e i “prodotti” unici, come l’immensa cascata delle Marmore. Un testo che potrà contribuire al progetto teso a dare vita, intorno al Tevere, a un Parco nazionale italiano, un punto di raccordo delle 18 aree protette esistenti, tra parchi fluviali, oasi e aree naturalistiche delle regioni attraversate. Il Tevere dovrebbe essere incluso nella lista del Patrimonio Unesco perché non è solo “nostrum”, ma appartiene al mondo intero, come questo libro documenta in maniera approfondita.
Data recensione: 14/03/2021
Testata Giornalistica: Il Quotidiano del Sud
Autore: Paolo Romano