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Che Dante appartenesse ai «Fedeli d’Amore», una

Che Dante appartenesse ai «Fedeli d’Amore», una “setta” iniziatica presente nel XIII secolo in Italia e in Provenza, è un fatto su cui la critica discute da tempo. Che Boccaccio facesse parte di una confraternita templare segreta, invece, è una rivelazione. L’ipotesi che l’autore del Decameron fosse un affiliato dei Girolamini - un ordine monastico fondato da Bartolomeo Bononi di Pistoia nel 1334 per tramandare la sapienza segreta dei cavalieri del Tempio soppressi nel 1312 - è avanzata da Renzo Manetti, architetto fiorentino già autore di numerosi studi sull’esoterismo, nel suo Le Madonne del Parto. Icone templari (Polistampa, pagg.40, euro 7).
Professore, ci racconti…
«La mia è una ricerca che anticipa un lavoro più vasto sulle tracce del simbolismo sapienziale, dai poeti dello Stilnovo all’umanesimo di Beatrice e Monna Lisa, per dimostrare che arte e letteratura hanno in comune alcuni simboli che trasmettono un’antica sapienza gnostico-ermetica che deriva dalla Persia, dalla Mesopotamia e dalla Palestina e arriva in Occidente attraverso Roma e Bisanzio per riemergere dopo l’anno Mille nel neoplatonismo della scuola di Chartres. Nel XII secolo questo fiume torna a galla in Provenza, nell’Islam con la poesia e la filosofia sufi e in tutto l’Occidente con il ciclo del Graal che compare all’improvviso per poi morire con la soppressione dei templari. La poesia dei trovatori e poi degli stilnovisti è intrisa di elementi ermetici, tanto che Dante e Cavalcanti e poi Petrarca durante l’Umanesimo erano chiamati “poeti teologici”: usavano un linguaggio esoterico, per pochi…».
E Boccaccio?
«Anche Boccaccio riprende la stessa dottrina dei poeti dello Stilnovo. Scrive un commento alla Commedia nel quale, per la prima volta, indica Beatrice come la figlia di Folco Portinari, dando nome e volto a una figura fino ad allora considerata un simbolo. Ma lo fa per difendere Dante, sul quale gravava l’accusa di eresia. Sposta l’attenzione dal discorso sapienziale a quello “erotico” per convenienza, ma apparteneva alla stessa confraternita».
E i Girolamini?
«I templari a Firenze avevano dei possedimenti fuori Porta Romana, sul colle del Santo Sepolcro. Due anni dopo la soppressione dell’ordine, nasce in Toscana una confraternita di eremiti che poi si trasferisce a Firenze e compra i vecchi possedimenti templari per costruire il monastero di Santa Maria del Sepolcro. È l’ordine dei Girolamini, che segue la regola di Sant’Agostino, la stessa dei templari. A loro Boccaccio nel testamento del 1374 lascia in eredità una parte dei suoi beni, come si usava tra i cavalieri del Tempio».
L’iconografia delle Madonne del parto come si inserisce nella sua ricerca?
«È in quest’epoca che compaiono in Toscana le prime raffigurazioni della Madonna del parto che accompagnano il fiorire dell’Umanesimo per concludersi nella figura misteriosa che Piero della Francesca dipinse a San Sepolcro. Proprio i Girolamini nel loro monastero avevano fatto affrescare a Taddeo Gaddi una Madonna incinta, una delle prime in assoluto, nel 1334. Queste madonne rappresentano le confraternite templari costrette a nascondersi, e la sapienza segreta che custodivano. Come nel seno delle Madonne del Parto si occulta il Verbo, in attesa del tempo per manifestarsi, così gli eredi dei templari celavano il proprio segreto aspettando una nuova èra di tolleranza».
Come reagiranno gli storici accademici?
«Con sospetto, ma oggi anche nel mondo universitario c’è la consapevolezza che in realtà le figure di Beatrice e di Laura rimandano a una dottrina esoterica. Del resto del templarismo di Dante ne parlò già René Guénon…».
Data recensione: 24/03/2005
Testata Giornalistica: Il Giornale
Autore: Luigi Mascheroni