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Possiamo davvero non dirci...«crociani»? In un Dialogo fra un politico e un filosofo (Un’idea dell’Italia, Polistampa, Firenze) si confrontano su «grandezze e miserie

Possiamo davvero non dirci...«crociani»? In un Dialogo fra un politico e un filosofo (Un’idea dell’Italia, Polistampa, Firenze) si confrontano su «grandezze e miserie dell’Occidente» Vannino Chiti (coordinatore Ds) e Michele Ciliberto (filosofo della Normale di Pisa). Con notevole efficacia i due stigmatizzano i molti vizi del «Paese delle cento città», facendo appello a energie, competenze, professionalità e cultura affinchè l’Italia riesca a far fronte alle sfide del postmoderno. A parte un breve accenno a Galileo, manca però una consistente riflessione sull’impresa tecnico-scientifica, come se i libri di scinenza non fossero altro che raccolte di ricette da cucina - per dirla con Don Benedetto. Ma non è proprio su questo terreno, e soprattutto sulla delicata questione della libertà di ricerca, che il nostro Paese rischia di perdere la sfida con le nazioni più avanzate sull’una o l’altra sponda dell’Atlantico. Concordo con Chiti quando dice «la cultura politica deve rinnovarsi» e che non può essere eluso il confronto tra laici e religiosi su «alcuni temi nodali». Egli si cura soprattutto dell’ora di religione. Io sarei più preoccupato dei tentativi di cancellare Darwin dalle nostre scuole! Ciliberto ha ragione allorchè conclude che «è la mente il problema dell’Italia, ed è sulla mente che dobbiamo concetrarci» se vogliamo cambiare. C’è però anche la libertà dei corpi che le conquiste della scienza e della tecnologia ci fanno sempre più apprezzare, nonostante che qui da noi, forse più che altrove, si verifichi il fenomeno messo in chiaro dal neurologo Elkhonon Goldberg, ovvero la tendenza a «essere conservatori» e a «gravitare intorno a ciò che è familiare». Dopo tutto, un modello di eoico coraggio, anzi di «eroico furore», i nostri due autori ce lo avrebbero: quel Giordano Bruno che scontò sul rogo la colpa di aver teorizzato una nuova etica per chi abita in un universo senza confini. Ma non riconosco in questo Dialogo quel «ductus», cioè quello stile che si esprime nel gioco dei contrari e non teme il conflitto con le «autorità», laiche o ecclesiastiche che siano, che l’amico Ciliberto perlatro ci ha insegnato ad apprezzare nello «eretico di Nola», a un tempo artista e scienziato.
Data recensione: 07/08/2005
Testata Giornalistica: Oggi
Autore: Giulio Giorello