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La prima volta che vidi l’Abetone – una vita fa – fui attratto dalla “piramide”. E sulla “piramide” mi feci fotografare con altri della mia età. Eravamo sull’Appennino in vacanza. La base era Rivoreta. Poco più che ragazzi, scarpinammo con tanto

Il ricordo di Silvio Lenzini per PolistampaLa prima volta che vidi l’Abetone – una vita fa – fui attratto dalla “piramide”. E sulla “piramide” mi feci fotografare con altri della mia età. Eravamo sull’Appennino in vacanza. La base era Rivoreta. Poco più che ragazzi, scarpinammo con tanto fiato e tanta incoscienza. Eludendo la sorveglianza degli adulti, raggiungemmo il Libro Aperto e poi il Lago Scaffaiolo, dov’era rimasta una striscia di neve pur essendo agosto. Che bufera al ritorno. Puniti tutti severamente. Guai a muoversi più di dieci metri da casa. Non rimaneva che sognare scalate…Mi perdo in questi pensieri di fronte ad “Abetone. Ieri, oggi, domani” (Polistampa, pagg. 112, euro 14). Lenzini racconta l’Abetone dal sedicesimo secolo, tenuto in grande considerazione dai Medici e dai Lorena. Luogo di villeggiatura invernale ed estiva, ma anche stazione di sosta su una strada di grande comunicazione, che parte da Vienna per arrivare al porto di Livorno.
Non è soltanto storia di cose, geografica. È anche la storia di uomini, a cominciare dai primi abitanti, gente capace di fare dell’Abetone la località montana più nota dell’Appennino Tosco Emiliano.
Arricchiscono il libro foto in bianco e nero.
Data recensione: 09/10/2006
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: Riccardo Cardellicchio