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I corsi d’acqua rappresentano da sempre un elemento chiave nella nascita e nello sviluppo storico

I corsi d’acqua rappresentano da sempre un elemento chiave nella nascita e nello sviluppo storico delle civiltà. Sono tanti gli imperi che hanno fondato sulla presenza dell’acqua la loro intera storia, basti pensare alla Mesopotamia, alla Valle dell’Indo, all’Egitto. Dalle attività commerciali a quelle agricole, dall’allevamento alla valenza culturale, i fiumi sono un mezzo indispensabile per la sopravvivenza dei popoli tanto da essere rivestiti di un significato simbolico.
Il Tevere, un fiume mito, su cui nasce Roma e la nostra civiltà. Ed è anche un “ecosistema di 405 chilometri, 42 affluenti, che attraversa suggestivi territori” percorrendo 46 Comuni di quattro Regioni (Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Lazio), da “tutelare e valorizzare” rendendolo il “ventiseiesimo parco Nazionale”. Questi i punti principali raccontati nel libro Tevere Nostrum, edito da Polistampa e curato dal Segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale della’Italia centrale, Erasmo D’Angelis. Cuore del volume fotografico – presentato a Roma al Circolo canottieri di Tevere Remo – è l’intreccio di storia, natura, ecologia e cultura: 380 pagine di grande formato, suddivise in sei capitoli, oltre 700 immagini, suggestive, documenti scientifici, dipinti di grandi artisti e vedutisti di ogni epoca (con delle vere rarità come per esempio i bagni senza vestiti nel fiume nel corso del settecento che furono anche oggetto di un edito papale), cartografie, mappe, ricostruzioni dei porti e delle aree fluviali della Roma antica.
La narrazione di D’Angelis risale i secoli fino a cinque millenni fa in una biografia del fiume che attraversando ogni epoca storica riferisce per esempio dei meravigliosi acquedotti romani. M non solo. Il libro presentando il Tevere come “il nostro più antico monumento naturale nazionale” rilancia anche l’idea di far nascere intorno al Tevere il ventiseiesimo parco nazionale italiano, l’idrovia ecologica che attraversa per 405 km tutto il centro Italia, da “proteggere e valorizzare collegando le 18 aree protette esistenti tra parchi fluviali, oasi e aree naturalistiche della Regioni attraversate, creare occasioni come il Tevere day a Roma, rendendolo fruibile con sponde e rive agibili, recuperando la meraviglia di uno spettacolo naturale”.
“Quanti fiumi al mondo”, conclude D’Angelis, “possono vantare un intreccio così profondo tra storia, natura, cultura e un legame così intenso con le terre attraversate. Basterebbe rispondere a questa domanda per capire che è il tempo di un Tevere più sicuro, pulito, da vivere.”
Data recensione: 30/01/2020
Testata Giornalistica: Libero
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