chiudi

Meditate fughe e taciti abbandoni è l’opera prima di Gennaro Oriolo, poeta esordiente ma cultore e innamorato dell’arte poetica da tutta una vita. Di questa sua

Meditate fughe e taciti abbandoni è l’opera prima di Gennaro Oriolo, poeta esordiente ma cultore e innamorato dell’arte poetica da tutta una vita. Di questa sua passione e di questo sentimento, Oriolo non ne fa mistero. Dalle pagine della raccolta emergono innumerevoli riferimenti alla poesia classica e moderna, e la scrittura, troppe volte, sconfina in qualcosa di ricercato e accademico che rischia di snaturare i pensieri più intimi e personali dello stesso autore. Eppure, Gennaro Oriolo ha qualcosa da raccontare agli altri e la sua brama di condividere con il lettore, le emozioni e le sensazioni più forti vissute in prima persona, fanno di Meditate fughe e taciti abbandoni un’opera ricca e completa, dove alle manchevolezze del poeta ancora alle prime armi, sopperisce un mondo di colori, sapori e immagini attraverso il quale il lettore è trasportato in un viaggio immaginario. Ad esempio, leggendo i versi della poesia Sul limitare o quelli ancora più intimistici e universali del componimento Giorno dell’amore perduto. Ma si condividono con molto piacere anche le impressioni riportate in Il dilemma e Dopo il caffè dove il poeta quasi smette di poetare e sembra si compiaccia solo di ricordare a se stesso parlando una lingua nota a tutti gli uomini. Soprattutto, non importa sapere se nei luoghi che il neo poeta descrive e racconta egli ci sia stato davvero oppure no, ciò che conta sul serio è che chi legge sembra esserci stato a sua volta, perché il potere di “evasione” della poesia non può e non deve essere confinato al reale! Analizzando lo stesso titolo dell’opera prima di Oriolo, si possono fare innumerevoli congetture sulle fughe “poetiche” e sui percorsi letterari eseguiti dall’autore o solo presunti; ma se si lascia un pò da parte la filologia dei termini e si pensa solo a quello che è il significato della spoglia parola, non si può fare a meno di pensare a quanti, ogni giorno, anche soltanto con la mente “meditano” fughe da tutto e da tutti, senza parlare degli abbandoni taciuti e quasi sempre pensati. E allora, il segreto di quest’opera sta nel fatto che Gennaro Oriolo consciamente o inconsciamente ha saputo parlare essenzialmente con il cuore a tutti i lettori, nonostante la sua indubbia cultura nutrita di testi di autori classici e contemporanei. Il poeta è riuscito a far sì che alla fine tutto quello che si va a leggere in questo libro non è altro che “cuore e anima”. Ad arricchire i versi e le pagine di Mediate fughe, taciti abbandoni, sono state abbinate delle immagini di opere di quattro pittori di talento come Rosalba D’Ettorre, Valentino Moradei Gabbrielli, Takasuke Nishyama e Vincenzo Zappia, quast’ultimo amico di vecchia data di Gennaro Oriolo e bravo consigliere nel convincerlo a pubblicare questi versi.
Data recensione: 01/09/2006
Testata Giornalistica: IN-FORMAscandicci
Autore: ––