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Polistampa ha raccolto un fitto epistolario del “sindaco santo”
FIRENZE - Di Giorgio La Pira si è scritto e detto tanto. In molti non nascondono d’avere nostalgia dei suoi

Polistampa ha raccolto un fitto epistolario del “sindaco santo”
FIRENZE - Di Giorgio La Pira si è scritto e detto tanto. In molti non nascondono d’avere nostalgia dei suoi tempi: quando si pensava di lottare per una società migliore, più giusta. Anche quelli che lo criticavano in vita, ora lo rimpiangono. E tutto quel che esce di lui o su di lui suscita una sorta di emozione. Come nel caso di “Il grande Lago di Tiberiade”, a cura di Marco Pietro Giovannoni: lettere di Giorgio La Pira per la pace nel Mediterraneo.
Settantuno lettere che vanno dal 1954 al 1977, e venticinque tra discorsi, interventi, articoli. Un dossier che esalta l’azione del “sindaco santo” per la pace in Terrasanta e in Medioriente. Ci sono lettere straordinarie. Sono quelle a Papa Giovanni XXIII del 4 e 29 gennaio 1960, dove se la prende con la Dc, accusata di essere cieca in politica estera. Sono quelle ad Abba Eban, ministro degli esteri israeliano, al quale “lo lega una forte affinità spirituale”. Sono quelle ad Arafat, che tratta non come un terrorista ma come leader politico impegnato in un progetto di pace. C’è quella a Nasser, presidente egiziano, scritta da La Pira il 22 febbraio 1958, festa di San Pietro apostolo (teneva ad annotare il santo del giorno), di cui pubblichiamo ampi stralci, per gentile concessione dell’editore...
Data recensione: 02/10/2006
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: ––