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Rosai ebbe tanti amici (penso a Luzi, a Bigongiari, a Bilenchi, a Betocchi) ma – morto Carlo Ludovico Ragghianti – nessun padrino

Il grande pittore fiorentino era anche un notevole letterato. Le sue pagine illustrano una percezione lirica della realtà

Rosai ebbe tanti amici (penso a Luzi, a Bigongiari, a Bilenchi, a Betocchi) ma – morto Carlo Ludovico Ragghianti – nessun padrino, nessuno capace di mostrarne il valore ad occhi intenditori, nessuno che scrivesse su di lui saggi memorabili, parole capaci di accompagnare perpetuamente la sua opera, liberandolo dal macchiettismo degli «omini» e delle «stradine», dal fiorentinismo da artista locale, da figura degna ma minore. Ma Rosai è stato anche grande scrittore. Ai suoi libri più volte ripubblicati, da Il libro di un teppista a Dentro la guerra, si aggiunge oggi, ricco di tante parti poco o nulla conosciute, il bellissimo volume Scritti dispersi (Edizioni Polistampa, a cura di Giuseppe Nicoletti) che raccoglie le carte postume di Carlo Cordié, che di Rosai fu amico e corrispondente.
Data recensione: 03/04/2019
Testata Giornalistica: Il Giornale
Autore: Luca Doninelli