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Dall’archivio della Fondazione Giorgio La Pira di Firenze, una vera e propria “miniera d’oro” inedita sul sindaco santo nato a Pozzallo. Escono 71 lettere e 25 altri documenti tra

Dall’archivio della Fondazione Giorgio La Pira di Firenze, una vera e propria “miniera d’oro” inedita sul sindaco santo nato a Pozzallo. Escono 71 lettere e 25 altri documenti tra discorsi, interventi e articoli del politico democristiano, quasi tutti inediti, che testimoniano l’azione per la pace in Terra Santa e in Medio Oriente dell’ex primo cittadino fiorentino, di cui è in corso il processo di beatificazione. Sono stati raccolti da Marco Pietro Giovannoni per la collana “I libri della Badia” delle Edizioni Polistampa sotto il titolo “Il grande lago di Tiberiade. Lettere di Giorgio La Pira per la pace nel Mediterraneo. 1954-1977” (pp. 348, euro 16). Per la prima volta vedono la luce lettere a Nasser e Arafat. Tra le tante perle inedite una lettera al presidente egiziano Nasser del 22 febbraio 1958, in cui più esplicitamente La Pira parla della propria visione teologica e politica e del proprio personale punto di vista sul ruolo dei tre monoteismi, in particolare dell’Islam. Il primo approccio di La Pira con Nasser risale alla crisi di Suez, quando prende prontamente le distanze dai governi inglese e francese e, appoggiato anche da Amintore Fanfani, lancia un segnale di solidarietà al presidente egiziano, con coraggio e obiettivi di pace. Interesseranno moltissimo gli storici anche le due lettere di Giorgio La Pira a Papa Giovanni XXIII, spedite il 4 e 29 gennaio 1960, entrambe inedite, dove il “sindaco santo” di Firenze dà la sua valutazione sulle vicende interne alla Democrazia cristiana, accusandola di non aver seguito la politica estera di Fanfani, da lui condivisa. Il pensiero lapiriano sul dialogo interreligioso emerge ancora di più nelle numerose lettere al ministro degli Esteri israeliano Abba Eban, cui lo lega una forte affinità spirituale. Ma colpiscono soprattutto, per l’audacia e la lungimiranza, le missive del professore fiorentino di origine siciliana ad Arafat, anche queste inedite, che documentano come l’ex deputato dell’Assemblea Costituente sia stato uno tra i primi a non identificarlo come un terrorista, ma come leader di un movimento politico e necessario interlocutore di un progetto di pace. “Ecco la soluzione chiara, semplice - gli scrive il 19 novembre 1970 - bisogna invitare il popolo palestinese al negoziato, attraverso il suo rappresentante qualificato: Arafat. Certo: bisogna partire dal fatto della esistenza storica e politica dei tre lati del triangolo (da mihi factum, dicevano i giuristi romani): e su questo fatto costruire saldamente l’edificio della nuova storia, della nuova politica, della nuova missione di Israele e di Ismaele insieme avviati verso la comune politica mediterranea (liberata dalla ’’ipoteca dei grandi’’) che avrà vaste e profonde ripercussioni nella edificazione dell’Europa e del mondo!” A parte l’enorme valore storico, i 96 documenti appena resi pubblici contengono messaggi validi ancora oggi, non tanto sul piano ideale, quanto come “metodo concreto della politica della pace”, sottolinea il curatore del volume Giovannoni. E la pace, d’altra parte, costituisce essa stessa per La Pira una politica e una strategia possibile, anzi l’unica politica possibile e realmente efficace, perfino nell’area mediorientale ancor oggi così tragicamente sconvolta dalla guerra.
Data recensione: 27/09/2006
Testata Giornalistica: 7 Magazine
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