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Ma chi li legge, le migliaia di libri che vengono pubblicati ogni anno in Italia? Federico Motta, presidente dell’Associazione Italiana Editori, ha presentato pochi giorni fa dati

Nessuno compra, gli editori pubblicano, i conti non tornano Ma chi li legge, le migliaia di libri che vengono pubblicati ogni anno in Italia? Federico Motta, presidente dell’Associazione Italiana Editori, ha presentato pochi giorni fa dati inquietanti: in Italia si spendono appena 64,95 euro l’anno a testa per i libri, compresi i testi scolastici, ovvero, per i libri da lettura, una pizza all’anno. Solo il 5% degli italiani legge un libro al mese, solo il 45% di imprenditori e professionisti legge un libro l’anno, altre categorie neanche quello.
E allora, di tutti i volumi che riempiono librerie e megastore, i più vanno al macero? E come campano editori, librai e scrittori? Sugli scrittori è presto detto: campano di corsi di scrittura creativa, conferenze, lezioni, articoli e quant’altro serve a illudere che scrivere è bello e pubblicare si può. I librai campano male, quelli piccoli, il futuro è dei megastore dove giri tra i libri, chiacchieri in relax, e prendi pure un caffè, nell’illusione che leggere è bello e comprare si può.
Gli editori adottano strategie diversificate per galleggiare su un mercato asfittico ma quella che va per la maggiore è la strategia della pentolaccia: batti e ribatti fai il colpaccio e cinque libri andati bene ti ripagano di cento flop, nell’illusione che pubblicare è bello e guadagnarci si può. Guardando oltre, si vede che la maggioranza degli editori, per risparmiare, fa leggere i manoscritti a lettori che però non si chiamano più Calvino o Pontiggia come accadeva neanche troppi decenni fa, ma sono studenti freschi di laurea, sottopagati, con contrattini a termine e poco motivati.
Nelle case editrici contano i manager: ma qual è l’azienda la cui merce per la maggior parte resta invenduta eppure sopravvive? Oggi il libro deve vendere in fretta: nelle librerie ci sta al massimo tre mesi e poi torna indietro, perché la cultura del best-seller soppianta quella del long-seller, ad eccezione dei classici. E la narrativa straniera, nonostante costi di più, è gettonata perché talvolta si può risparmiare sulla traduzione che viene finanziata dagli istituti di cultura stranieri, ma soprattutto perché è più facile creare il caso editoriale o la curiosità intorno a un autore che in patria ha venduto migliaia di copie.
La casa editrice senese Barbera è giovane ed è partita col botto: veste grafica curatissima, autori selezionati, distribuzione nazionale e capillare. Eppure anche l’enfant-prodige dell’editoria italiana, che ha fatto vendere in Italia al russo Drusnikov ben 20mila copie, ammette: «L’80% dei libri vende meno di 500 copie - ammette Gianluca Barbera - il resto va al macero o ai remainders. Ma in Italia resiste uno zoccolo duro di lettori forti, e su questi il mercato va avanti». La moglie e socia Cecilia Martinelli, che ha insegnato nelle scuole, è però pessimista: «I ragazzi leggono sempre meno, aumenta l’analfabetismo di ritorno, i trentenni di domani sapranno usare benissimo il computer ma non leggeranno più nemmeno un quotidiano».
La Fazi è una casa editrice molto quotata e cresciuta bene, molto attenta negli ultimi tempi agli esordienti: «C’è voglia di nuovo tra i lettori - spiega Elido Fazi - Ma la maggior parte dei libri non supera le mille copie di tiratura. Il mercato non cresce. Un editore va in pareggio quando vende tremila copie di un libro. E quei cinque libri su cento che vanno bene in un anno ripagano il flop degli altri novantacinque».
Anche Alessandro Dalai, patron della Baldini&Castoldi, dice che «gli editori producono il 30% in più di quello che il mercato assorbe. Siamo in presenza di un mercato delle rese, ognuno di noi produce troppo, bisognerebbe sfornare meno libri e seguirli di più».
Ma come può proliferare un’industria così sprecona? «I margini di guadagno per gli editori - risponde Dalai - arrivano dalle vendite dei diritti cinematografici, da Internet, dalle riviste, non dimentichiamo che gli editori stanno nel campo della comunicazione, non in quello della cultura». L’editoria si fa bella coi libri ma guadagna con altro: magari prende anche contributi pubblici? «Non più» rispondono gli editori in coro, ma forse sperano che il ministro Rutelli, quando parla di leggi a favore del libro, tiri fuori qualcosa di buono, anche dalla borsa.
«Intanto si sono abbassate le tirature - spiega Nicoletta Pescarolo della casa editrice Le Lettere - Si sa che certi libri li compreranno gli studenti o i professionisti e su questo si calibra il numero di copie». E se un libro di saggistica, afferma Pescarolo, parte con circa mille copie, per la narrativa si parte con 1.800, ma le vendite sono bassissime, e mentre la saggistica si può sperare di smaltirla col tempo, la narrativa non lo consente. Eppure bisogna osare: Le Lettere inaugura una collana di letteratura italiana contemporanea diretta da Andrea Cortellessa, «una follia - ammette Pescarolo - ma bisogna pur divertirsi...».
In controtendenza Antonio Pagliai della fiorentina Polistampa: «Secondo i dati Fastbook siamo la prima casa editrice per fatturato in Toscana», spiega, e dichiara quasi 200 titoli l’anno, un’enormità per un editore ancora piccolo. «Su dieci titoli - dice Pagliai - cinque rimangono a un centinaio di copie e altri cinque ne vendono migliaia». Un miracolo, spiegabile in parte con uno zoccolo duro di lettori toscani affezionati al marchio. Ma Pagliai sottolinea un altro aspetto finora passato in sordina: «Le case editrici, per fare un libro, ricorrono anche agli sponsor, come banche, associazioni e istituzioni, oppure pubblicano libri a pagamento, lo fanno anche i grandi editori».
E per tutti i chirurghi, gli avvocati o i professionisti che all’improvviso diventano scrittori, c’è il forte sospetto che per pubblicare si frughino nel portafoglio. «Ha un’idea - provoca Alessandro Dalai - di quanti giornalisti e professionisti mi chiedono di pubblicare un loro libro?» Contenti, magari, di andare al macero.
Data recensione: 27/09/2006
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: David Fiesoli