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Signora cosmopolita e a suo modo anticliché, Patrizia Carrobio di Carrobio – che abbrevia in Patrizia di Carrobio quando lavora e in Patrizia per gli amici – è una persona

Nel suo libro “Una vita a gioiello”, Patrizia di Carrobio offre consigli molto preziosi

Signora cosmopolita e a suo modo anticliché, Patrizia Carrobio di Carrobio – che abbrevia in Patrizia di Carrobio quando lavora e in Patrizia per gli amici – è una persona che, pur amando alla follia il suo lavoro («sono una commerciante di diamanti», dice con una punta di snobismo discendente, quello esaltato da Marcel Proust che condannava quello ascendente, destinato agli arrivisti) non è contagiata da alcuna smania di possesso. Di nobili origini siciliane, perfettamente trilingue, con il vezzo di parlare un grammelot da cui estrae termini di geografie diverse quando le serve la parola giusta nella lingua giusta, non trova nulla di disdicevole nell’amare gli oggetti, ma ci trova molto di male nel feticizzarli. Quando suo padre se n’è andato, lei ha venduto le sue collezioni di monete e francobolli: «Collezionava lui, non io, non noi».Così, invece di accumulare, Patrizia preferisce informare, fare chiarezza, spiegare la cultura dei gioielli e talvolta smontare illusioni – «i diamanti e i gioielli sono come le automobili: appena usciti dal negozio, valgono già la metà. Inutile pensarli come un investimento. Se li compri, è perché ti piacciono» e scrivere libri. Dei manuali. Anche, ma non soltanto. Dopo alcuni volumi più “tecnici”, l’ultimo, Una vita a gioiello (Polistampa), curato da Francesca Joppolo e illustrato da Marco Milanesi, è tutto da leggere perché racchiude episodi autobiografici, notizie curiose, riflessioni profonde. Come quella sull’engagement ring, l’anello di fidanzamento che è un anticipo della fede, ora diventato un’ossessione luccicante anche da noi, specialmente dopo il “brillocco” che Chiara Ferragni si è fatta regalare da Fedez in una non discreta dichiarazione coram populo, a uso e consumo di cellulari e di like. Dall’osservatorio del Diamond District a New York, dove vive da più di trent’anni – ha iniziato come responsabile del settore gioielli da Christie’s, in seguito è stata la prima battitrice d’asta negli Stati Uniti, prima di lavorare per proprio conto in un reame tutto al maschile – Patrizia ne vede la rivincita. Perché? Non lo sa neanche lei, visto che per prima lo ha rifiutato dai suoi due mariti. Però si sente di dire che, da «analista gioielleria» qual è, l’engagement ring è una sorta di banco di prova per i futuri mariti: molti non possono o vogliono spendere troppo, altri lo comprano e lo “vivono” come una palla al piede, tra tentennamenti e discussioni sul prezzo che in realtà nascondono certezze su un futuro a due. Cosa consiglia, Patrizia? «Comprare la pietra, di solito costosa e dunque da valorizzare al meglio, e offrirla con una montatura temporanea, per poi scegliere in coppia quella definitiva. Definitiva, almeno fino al momento di cambiarla».Appassionata di diamanti – come la sua adorata Anna Magnani, che ne portava con disinvoltura uno di Bulgari al mignolo di 25 carati, il celebre Trombino – ne pubblicizza l’uso e il consumo, qualora possibile, anche di smodata quantità. Anche perché, avverte in Una vita a gioiello, spesso le donne sottovalutano quelli colorati a favore di quelli candidi e scintillanti come cristalli di purissima neve. E per le signore che amano apparire, stile fari nella nebbia? «Non c’è niente di male a mettere insieme monili falsi e veri insieme», ci rassicura lei. Che ha un bellissimo e discreto girocollo di brillanti e al polso ha un orologino di plastica di un noto brand svizzero. È sempre elegantissima.
Data recensione: 05/12/2017
Testata Giornalistica: Marie Claire
Autore: Antonio Mancinelli