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Le lettere di La Pira a Moro (in gran parte inedite) che il volume – 25o della collana «I libri della Badia» lodevolmente promossa dalle Edizioni Polistampa

Le lettere di La Pira a Moro (in gran parte inedite) che il volume – 25o della collana «I libri della Badia» lodevolmente promossa dalle Edizioni Polistampa – presenta si aggiungono al gran numero di missive del sindaco santo (ma quante ne scrisse?): lettere ai monasteri femminili di vita contemplativa (in La preghiera forza motrice della storia, Città Nuova, Roma 2007), ai papi (a Pio XII, in Beatissimo padre, Mondadori, Milano 2004; a Giovanni XXIII, Il sogno di un tempo nuovo, San Paolo, Cinisello Balsamo [MI] 2009; a Paolo VI, Abbattere muri, costruire ponti, San Paolo 2015), a tanti protagonisti del Novecento.
Documenti tutti utili alla comprensione della storia politica e religiosa contemporanea. Sono un racconto dell’esperienza umana e politica che La Pira (e Moro) va maturando, del suo pensiero, del suo sentire: sono l’espressione di una concezione alta della politica, che non può essere esercitata da personaggi di «bassa levatura» (128). Moro «ha capito – si legge a p. 345 – il senso del fiume della storia, non è come altri politici che non leggono, non studiano, non pensano...».
Nelle lettere si legge un La Pira che vive le tensioni del mondo con intima e sofferta partecipazione; e un Moro che appare tutto proteso (nelle poche lettere in risposta) a coglierne il senso con prudenza e realismo. Nei momenti più difficili non viene meno la convinzione che c’è «un disegno di Dio, un piano di Dio che si svolge nel mondo» (52).
Le accuse di statalismo (Sturzo) o di filocomunismo (Ottaviani, Siri) amareggiano ma non distolgono dal cammino. L’agire di La Pira è sempre sostenuto da un solido pensiero metafisico e biblico e da una speranza ardente alimentata dalla fede. Si spiega così il suo impegno per la difesa dei lavoratori della Pignone, negli incontri e convegni internazionali, per la pace, nei viaggi, nella corrispondenza con i responsabili dei governi del mondo; così si spiegano le chiare prese di posizione contro guerre, discriminazioni, ingiustizie, prepotenze.
A Moro, soprattutto al ministro degli Esteri, ricorda che l’Italia potrebbe «essere all’avanguardia della speranza storica e politica» (116). Nella lettera 42 un pensiero intenso sull’Europa e sulla Chiesa cattolica, intesa quest’ultima come «la causa efficiente e finale della civiltà cristiana in Europa e nel mondo: la “madre” delle nazioni europee» (137).
Nella prima lettera presentata (15.11. 1952) La Pira reagisce alla proposta approvata, a maggioranza, dalla Giunta delle elezioni della Camera dei deputati circa l’incompatibilità fra la carica di sindaco e il mandato parlamentare. La Pira ritiene che la presenza in Parlamento di amministratori di grandi città sia un bene.
Costretto a scegliere, sceglie Firenze, che nel suo ideale non è solo «perla del mondo», ma «immagine» e «manifestazione terrena della Gerusalemme celeste» (76). Continuo anche il riferimento a Roma, che «è nel centro di gravitazione storico e politico del mondo (a causa delle due sponde del Tevere; quella di Pietro e quella di Cesare!)» (178).
La «città» ispira straordinarie iniziative a La Pira, presidente della Federazione delle città unite. Nell’ultima lettera, l’unica del 1977, «l’anno della malattia» (233), esprime rammarico per non avere potuto partecipare all’incontro del 6 aprile sul terrorismo presieduto da Moro: «Avrei voluto essere con te e con gli amici fiorentini in questo particolare difficile momento per testimoniare (...) il nostro fermo dissenso da ogni forma di violenza negatrice di quei valori cristiani e umani di libertà e di giustizia che hanno sempre ispirato, e sempre devono ispirare, la nostra azione politica» (233).
Le note possono considerarsi una terza sezione del libro. Chiariscono dati ed eventi e offrono anche brevi profili di donne e uomini che hanno lasciato tracce indelebili nella storia novecentesca. Un solo esempio: Fioretta Mazzei, segretaria e collaboratrice di La Pira, impegnata nella DC fiorentina e nel Consiglio comunale. Presidente della Commissione per la pace del Comune di Firenze dal 1990 al 1995, promosse il gemellaggio tra Firenze e Nazaret (cf. 177). L’amicizia e la devozione a La Pira si legge nelle pagine intense e sofferte del suo diario (La mia storia sacra, Libreria editrice vaticana – LEV, Città del Vaticano 2004).
La II sezione del volume riporta gli atti del convegno su Moro nel centenario della nascita, promosso dall’omonima Accademia di studi storici, con l’adesione della Fondazione La Pira, a Palazzo Vecchio a Firenze nel novembre 2016. Alfonso Alfonsi, presidente dell’Accademia, parla di «Due percorsi per il bene comune», segnati da consonanze e divergenze, ma sempre limpidamente ispirati; della matrice montiniana in La Pira e in Moro tratta Renato Moro; Giulio Conticelli illustra il contributo dei due politici al dibattito alla Costituente; dell’azione svolta per lo sviluppo democratico della Repubblica tratta Augusto D’Angelo; al problema delle relazioni internazionali e all’impegno per la pace si dedica Massimo De Giuseppe.
Data recensione: 15/04/2018
Testata Giornalistica: Il Regno
Autore: Francesco Pistoia