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Sette statue antropomorfe e colorate introducono al Viaggio Celeste e Terreste di Onofrio Pepe, l’esposizione dell’artista con studio in San Frediano ospite dello spazio

Sette statue antropomorfe e colorate introducono al Viaggio Celeste e Terreste di Onofrio Pepe, l’esposizione dell’artista con studio in San Frediano ospite dello spazio temporaneo del Museo dell’Opera del Duomo da oggi al 10 dicembre. Una rassegna che prende le mosse da «Mito e classicità» per accedere ai temi cari alla civiltà e all’iconografia cristiana con opere che alludono all’Annunciazione, alla Crocifissione e alla Deposizione di Cristo. A cura di Francesco Gurrieri e Bruno Santi, la mostra accompagna così il visitatore in un percorso che grazie a sculture in bronzo e terracotta ma anche bassorilievi dimostra la grande capacità creativa dell’artista che arriva fino alla sintesi di forme proprie dell’arte contemporanea. «Questa mostra – ha detto Gurrieri - al di là del valore della scultura di Pepe ha un valore metastorico che ci riporta alle origini della civiltà». «La mia opera – ha quindi spiegato l’artista – e l’intento di questa mostra non nasce solo dalla ragione descrittiva di attualizzare i miti. Piuttosto tende a dare interesse culturale alla civiltà greco-romana e al tempo stesso desidera far traslocare il mito nella dimensione religiosa». Ed ecco i versi della poetessa Saffo ispirare nella seconda stanza della rassegna una figura femminile colta nella attesa serena e consapevole della morte e un pannello in terracotta che ferma da una parte la caduta di Icaro e dall’altra l’ascesa al cielo di un gruppo di colombe. «La morte – spiega Onofrio Pepe – è evento che giunge nella vita di ogni uomo non senza turbamento interiore da qui i colori rosso e nero e le mani e i piedi in tensione della figura femminile. Allo stesso tempo non dimentichiamo il simbolo della rinascita e della speranza con il volo delle colombe». Alla mostra si lega il catalogo Polistampa.
Data recensione: 16/11/2017
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Laura Antonini