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Se il 1970 segna l’inizio delle relazioni diplomatiche fra la Repubblica Italiana e la Repu

Se il 1970 segna l’inizio delle relazioni diplomatiche fra la Repubblica Italiana e la Repubblica Popolare Cinese, già negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento Giorgio La Pira ebbe un ruolo pioneristico nell’aprire un dialogo con il grande paese asiatico. L’ex sindaco di Firenze intuiva l’importanza di costruire un rapporto orientato alla pace e al rispetto reciproco con un popolo dalla cultura millenaria che dopo decenni di dominazione coloniale stava rialzandosi in piedi e riprendendosi un ruolo da protagonista nello scenario internazionale.
La mostra documentaria «Giorgio La Pira, Firenze e la Cina», visitabile presso la Sala Teatina del Centro La Pira a Firenze, ricostruisce il contesto storico nel quale si è svolta l’azione dell’ex sindaco di Firenze mettendone in luce lo sforzo nella costruzione delle relazioni sino-italiane complesse nel panorama internazionale dell’epoca, ma fondamentali nel contesto più generale di promozione dei cardini del pensiero lapiriano: la pace e la lotta alla povertà.
Lo scorso sabato 6 maggio, al Centro Internazionale Studenti La Pira, l’inaugurazione della mostra, promossa insieme alla Fondazione e dall’Opera per la gioventù Giorgio La Pira, è stata l’occasione per rinnovare un dialogo con un paese impegnato in un faticoso ma facendo processo modernizzazione e di convergenza. «La Cina non è lontana, la Cina è vicina» sono le parole con cui il Console della Repubblica Popolare Cinese in Firenze, Wang Jian, riassume nel suo intervento i grandi progressi fatti nei rapporti diplomatici, economici e culturali fra i due paesi. Questo avvicinamento, come ci spiega nella sua analisi introduttiva Giulio Conticelli, vicepresidente della Fondazione Giorgio La Pira, lo dobbiamo in parte anche a Firenze e a La Pira che proprio all’Università del capoluogo toscano insegnava Diritto Romano, campo di ricerca accademico che sta avendo un impatto enorme nella rielaborazione del sistema giuridico Cinese. Per questo motivo, «2014» potrebbe essere il sottotitolo nascosto dell’esposizione, cioè l’anno in cui in Cina sarà completato il Codice Civile che trova le sue radici proprio nel Diritto Romano insegnato da La Pira a Firenze.
Oltre che radicarsi nella tradizione culturale, i rapporti tra Firenze e la Cina passano per esigenze di stretta attualità e sono legate in particolare alle numerose persone di nazionalità o di origine cinese che vivono nel territorio fiorentino e nelle province limitrofe. La mostra, da questo punto di vista, come mette in luce l’intervento di Monica Barni, Vicepresidente della Giunta Regionale toscana e assessore alla cultura, offre una grande opportunità per rendere consapevoli, sia i cittadini italiani che cinesi, della storia che accumuna i due popoli e che è alla base del riconoscimento reciproco e dell’integrazione.
Ma l’esposizione può essere anche occasione di riflessione sui ragazzi cinesi che vengono in Italia per motivi di studio e che si devono spesso destreggiare tra barriere culturali, difficoltà burocratiche e problemi economici. Per questo, sostiene nel suo intervento il Rettore dell’Università degli Studi di Firenze, Luigi Dei, fra i pilastri del pensiero lapiriano potremmo annoverare anche quello del diritto allo studio, di grande attualità in un epoca in cui la globalizzazione avvicina i popoli ma rischia di lasciare indietro anche molte persone. Il talento di molti di questi studenti è stato del resto ampiamente dimostrato dall’intervento musicale di alcune eccellenti musiciste cinesi, a cura di Opera Network Firenze, che ha chiuso in bellezza un incontro estremamente interessante. La mostra che sarà visitabile anche nelle città cinesi di Macao e Hong Kong permetterà di ampliare la conoscenza sui valori che hanno mosso la pioneristica opera diplomatica di La Pira in modo tale che in futuro, come si dice il console Wang Jian, «sarà forse difficile trovare persone che condividano i suoi ideali».
Data recensione: 14/05/2017
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Alessandro Zabban