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L’Archivio di Stato di Firenze ospiterà dal 9 settembre al 1° ottobre la mostra

Servizi del Giorno

05/09/2006 ore 17.35 Cultura

FIRENZE\ aise\ - L’Archivio di Stato di Firenze ospiterà dal 9 settembre al 1° ottobre la mostra "Autobiografia della Memoria", un’opportunità più che rara di poter ammirare le opere del pittore Manfredi, alla vigilia dei suoi 80 anni.
L’esposizione è stata progettata e realizzata da Eventi Pagliai col sostegno dell’Archivio di Stato e del Gabinetto Vieusseux e col patrocinio della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze.
La mostra, allestita dall’architetto Luigi Cupellini, vedrà esposti 30 ritratti di celeberrimi personaggi delle arti, della letteratura, della musica e della filosofia (tutti acrilici su masonite formato 120x130), oltre a tre grandi paesaggi e un gruppo di figure realizzati con la stessa tecnica.
Intitolata "Manfredi. Autobiografia della Memoria", l’esposizione è un tributo ai miti dell’anima manfrediana: Thomas Bernhard, Edwig Stavianicek, Koba, Fernando Pessoa, Johann Sebastian Bach, Friederich Nietzsche, Franz Kafka e poi Tolstoj, Cechov, Dostoewskij e molti altri. Con essi Manfredi ha un legame ideale molto profondo, nonostante appartengano tutti al passato, a eccezione dell’astrofisica e amica Margherita Hack. Sono tutti protagonisti della sua autobiografia mentale perché con le loro opere gli hanno donato emozioni uniche e stimoli creativi.
Al secolo Manfredi Lombardi, egli ha sempre voluto identificarsi solo col primo nome. Nasce nel 1927 a Firenze, dove nel 1960 è tra i più attivi fondatori del gruppo "Nuova Corrente", di cui redige il manifesto insieme a Xavier Bueno e Piero Tredici. Con loro anche Sirio Midollini, Leonardo Papasogli, Bruno Pecchioli e Giuliano Pini.
Egli non ama molto il mondo della critica e non ne fa nessun mistero. Si definisce "post-macchiaiolo", ma è anche un personaggio dal profilo romantico, basti osservare i suoi ritratti di personalità dell’epoca, caratterizzati da un fondo molto scuro in cui dà risalto soprattutto ai volti investendoli di luce. La sua arte è figurativa e trae ispirazione soprattutto dalle emozioni che i soggetti gli trasmettono nel profondo.
Ciò che caratterizza Manfredi, oltre alle indubbie capacità raffigurative, è il suo andar controtendenza, il fatto di non aver mai ceduto, non essersi lasciato trascinare dalla corrente, continuando a vivere con coerenza.
L’esposizione all’Archivio di Stato passerà alla storia perché evento davvero straordinario. L’esistenza di Manfredi è difatti caratterizzata dalla riservatezza e dall’isolamento. Egli rifugge le frivolezze e le ipocrisie, motivazione per cui nel 1975 ha scelto una sorta di esilio volontario, sia ideale che fisico: si è ritirato nel suo "aventino sdegnoso", sulle montagne boscose del Mugello, dove si è costruito una casa-studio in legno, per sfuggire alle delusioni della città frivola e mondana e alle imposizioni del mercato artistico. Luogo che ha contribuito non poco alla sua ispirazione artistica.
Ed è solo su pressione di un mecenate, un committente straniero, suo appassionato collezionista, che vuol mantenere l’anonimato, che Manfredi ha acconsentito di manifestarsi al pubblico con una mostra fiorentina dopo svariati anni.
Egli espone, più che per cercare "visibilità", per chiudere un ciclo di lavoro che a volte può durare numerosi anni. Il rimanere fuori dalla "mondana bottega" della sua città - ne è consapevole - gli potrebbe costare l’essere dimenticato ma, nonostante la sua scelta di vivere isolato e la sua diffidenza verso la critica, è comunque ben noto agli esperti del settore. Basti considerare la fitta rete di amicizie importanti che sono attese all’inaugurazione e i numerosi interventi critici inerenti alla sua persona e alle sue opere (in molti hanno scritto di lui, tra cui De Grada, De Micheli, Giannelli, Novi, Lepore, Natali, Paloscia, Seroni, Volpe, Federici, Marsan, Budigna).
Accompagnerà la mostra un prezioso volume, "Manfredi. Ritratti e Aforismi" (Polistampa, pp.88, euro 24), che riproduce a colori i trenta ritratti, in intero e particolare, e riporta aforismi di Manfredi e di alcuni intellettuali che egli ha ritratto e definito "dèi di un Olimpo di idee, musica, gesti, azione e poesia": Bernhard, Nietzsche, Kafka, Rilke, Pessoa.
Un’opportunità unica, dunque, per conoscere Manfredi in tutte le sue sfaccettature: come artista, ma anche e soprattutto come uomo. Le opere, gli aforismi scelti e i soggetti dei ritratti svelano i suoi gusti musicali, letterari, filosofici e la sua personalità alternativa, che emerge anche attraverso il catalogo dove egli, rifiutando il supporto dei critici, assume personalmente il ruolo e la responsabilità di "autocritico" mostrando, cosa alquanto infrequente, come un artista si veda allo specchio. (aise)
Data recensione: 06/09/2006
Testata Giornalistica: AISE
Autore: ––