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È la storia dell’esodo di un bambino che nasce ai margini della periferia dell’Impero romano, è costretto in fasce ad emigrare con la famiglia in Egitto, tra il Cairo ed El-Muharraq

Il nuovo libro di Carmela Grande ci interroga sull’oggi dei piccoli

È la storia dell’esodo di un bambino che nasce ai margini della periferia dell’Impero romano, è costretto in fasce ad emigrare con la famiglia in Egitto, tra il Cairo ed El-Muharraq, che cambia il mondo a partire dai villaggi e muore, adulto, alle porte di una grande città.
Carmela Grande, dopo ‘Insegnaci a contare i nostri giorni’ (Mauro Pagliai Editore), coniuga intuito materno, fede e studi suffragati da pellegrinaggi lungo una vita, per ricostruire l’infanzia di Gesù ne ‘Il bambino che giocava con l’acqua’ (Polistampa), così come le viene raccontata in una visione notturna dalla madre, Maria.
«Da sempre – spiega l’autrice – ho nel cuore il desiderio di conoscere aspetti di una storia sui cui i vangeli dicono poco. I vangeli apocrifi, gli unici che narrano l’infanzia di Gesù con ricchezza di particolari, a parte qualche spunto poetico non mi aiutano abbastanza ». Nato in periferia, «illuminava la terra» e ha insegnato come ogni bambino riscatti le tristezze del mondo. Il pensiero di Carmela Grande, che a lungo ha collaborato con Fioretta Mazzei e ha insegnato nei licei fiorentini, va ai bambini che «subiscono ad occhi sbarrati il tragico furto della loro infanzia, che come un cancello si chiude per sempre alle loro spalle».
Aveva già osservato nel libro precedente che i bambini con le loro domande etiche e metafisiche sono guide insostituibili della fede degli anziani, «li aiutano ad acquistare sempre di più la sapienza del cuore», dunque a contare i giorni.
La storia del «bambino che giocava con l’acqua » viene letta con questo sguardo interessato al prossimo, anzi con la convinzione che senza quel bambino questo sguardo sarebbe più appannato o assente.
Sorella Sarah, delle Fraternità Monastiche di Gerusalemme, che firma la presentazione, domanda non a caso: «Quanti sguardi incrociati inaspettatamente alla fermata dell’autobus o al mercato, suscitano in noi premura o preghiera?». E’ una buona domanda da farsi aspettando questo Natale.
Data recensione: 11/12/2016
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Michele Brancale