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La mostra, allestita dall’architetto Luigi Cupellini, vedrà esposti 30 ritratti di celeberrimi personaggi delle arti, della letteratura, della musica e della filosofia (tutti realizzati con la

La mostra, allestita dall’architetto Luigi Cupellini, vedrà esposti 30 ritratti di celeberrimi personaggi delle arti, della letteratura, della musica e della filosofia (tutti realizzati con la tecnica dell’acrilico su masonite in formato cm 120x130) oltre a quattro grandi acrilici "fuori tema" col Leitmotiv del bosco. L’esposizione è stata intitolata Manfredi. Autobiografia della Memoria ed è un tributo ai miti dell’anima manfrediana: Bach, Tolstoj, Cechov, Dostoewskij e molti altri. Con essi Manfredi ha un legame ideale molto profondo, nonostante appartengano tutti al passato, a eccezione dell’astrofisica e amica Margherita Hack. Sono i protagonisti della sua autobiografia mentale perché attraverso le loro opere hanno donato a Manfredi emozioni uniche e stimoli creativi. I dipinti in esposizione saranno affiancati da pannelli riportanti aforismi dell’artista e di alcuni intellettuali che ha ritratto e definito ’dèi di un Olimpo di idee, musica, gesti, azione e poesia’: Nietzsche, Kafka, Rilke, Pessoa... Al secolo Manfredi Lombardi egli ha sempre voluto identificarsi solo col primo nome. È nato nel 1927 a Firenze, dove ha fondato nel 1960 la "Nuova Corrente" insieme Xavier Bueno, Sirio Midollini, Leonardo Papasogli, Bruno Pecchioli, Giuliano Pini e Piero Tredici. Si definisce "post-macchiaiolo", ma è anche un personaggio dal profilo romantico, basti osservare i suoi ritratti di personalità dell’epoca, caratterizzati da un fondo molto scuro in cui dà risalto soprattutto ai volti investendoli di luce. La sua arte è figurativa e trae ispirazione soprattutto dalle emozioni che i soggetti gli trasmettono nel profondo. Ciò che lo caratterizza, oltre alle indubbie capacità raffigurative, è il suo andar controtendenza, il fatto di non aver mai ceduto, non essersi lasciato trascinare dalla corrente, continuando a vivere con coerenza. Questa esposizione passerà alla storia perché evento davvero raro; l’esistenza di Manfredi è difatti caratterizzata dalla riservatezza e dall’isolamento. Nel 1975 ha optato per una sorta di esilio volontario, sia ideale che fisico: si è ritirato come un asceta sulle montagne boscose del Mugello, dove si è costruito una casa-studio in legno, per sfuggire alle delusioni della città frivola e mondana e alle imposizioni del mercato artistico. È solo su pressione di un mecenate (un committente straniero, suo appassionato collezionista, che vuol mantenere l’anonimato) che Manfredi ha concesso di manifestarsi al pubblico dopo svariati anni. Egli espone, più che per cercare "visibilità", per chiudere un ciclo di lavoro che a volte può durare numerosi anni. Il rimanere fuori dalla "mondana bottega" della sua città - ne è consapevole - gli potrebbe costare l’essere dimenticato ma, nonostante la sua scelta di vivere isolato e la sua diffidenza verso la critica, è comunque ben noto agli esperti del settore. Basti considerare la fitta rete di amicizie importanti che sono attese all’inaugurazione e i numerosi interventi critici inerenti alla sua persona e alle sue opere (in molti hanno scritto di lui, tra cui De Grada, De Micheli, Giannelli, Novi, Lepore, Natali, Paloscia, Seroni, Volpe, Federici, Marsan, Budigna).
Data recensione: 19/08/2006
Testata Giornalistica: Il Rossofiorentino
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