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Non potevano bastare da sole le preziose carte custodite all’Archivio di Stato di Firenze a documentare i capricci millenari dell’Arno, croce e delizia dei fiorentini

Non potevano bastare da sole le preziose carte custodite all’Archivio di Stato di Firenze a documentare i capricci millenari dell’Arno, croce e delizia dei fiorentini. Nel cinquantesimo anniversario dell’Alluvione che travolse Firenze, moltissimi materiali provenienti da gallerie, collezioni private e da altri fondi di istituzioni culturali fiorentini fanno ora parte della la grande mostra Firenze e l’Arno tra prosperità e distruzione che domenica 9 ottobre (ore 11.30, aperta fino al 4 febbraio 2017) si inaugura nei lunghi corridoi dell’Archivio in viale Giovine Italia.
Nell’ambito delle manifestazioni promosse dal Comitato di coordinamento «Progetto Firenze 2016», la mostra organizzata dall’Archivio e dalla Soprintendenza archivistica per la Toscana non si limita a sviscerare i danni causati dalla furia delle acque nel 1966 ma per la prima volta mette in fila tutte le alluvioni di cui si ha traccia, dalla prima, quella del 1177 fino all’ultima significata da un’autentica barca usata dai renaioli a chiusura della mostra, passando da altre grandi inondazioni, per esempio nel 1557 e 1844. La mostra va all’origine di tutta la vicenda del fiume fonte anche di ricchezza e gaudio per la città. Ne offre prova il dipinto dei depositi della galleria Palatina di Palazzo Pitti che illustra una cerimonia nuziale. Grazie alle ricerche di Loredana Maccabruni con Carla Zarrilli curatrice della mostra, si è scoperto che il quadro Festa in Arno (XVI secolo) illustra le nozze di Cosimo II de’ Medici con Maria Maddalena d’Austria. Generoso di particolari il dipinto recentemente restaurato, tra carrozze e dame agghindate, raffigura tra gli invitati allo sposalizio, un omino in collo a una grande tartaruga sorprendentemente somigliante all’opera di Jan Fabre esposta in piazza della Signoria.
Tra i 1500 materiali da vedere, diversi libri gonfi d’acqua somiglianti a fisarmoniche, si alternano disegni, fotografie e numerose cartografie a descrivere il fiume lungo il corso della città. «La più antica delle cartografie — commenta la professoressa Giuseppina Carla Romby — risale al 1534. È un’opera dell’ingegnere idraulico Girolamo Paci che mostra le prime opere di arginatura dal piano di Ripoli fino alle Cascine». La studiosa sposta poi l’attenzione sull’altra imponente cartografia: è del 1720 ed è lunga 7,5 metri. Qui l’Arno, coi suoi 44 percorsi, arriva fino a Signa. Lungo i corridoi dell’archivio l’esposizione svela altri segreti del fiume, coi suoi controversi rapporti col territorio, da una parte fonte di prosperità, dall’altra di distruzione. Un plastico in legno ricorda per esempio il Ponte alle Grazie fino al 1875, con le casette delle monache. Furono demolite per allargarlo. E così via, sezione dopo sezione, in tutto tre, spiega la direttrice Carla Zarrilli: «Le prime due sono dedicate al legame millenario tra il fiume e il territorio circostante, specialmente rispetto all’area propriamente fiorentina. Nella terza si mettono a fuoco le conseguenze dell’impatto che le acque dell’Arno ebbero su quella parte del patrimonio dell’Archivio, allora conservato nelle quaranta sale ai piani terreni degli Uffizi». La mostra a ingresso libero trova approfondimento nei locali della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana in via dei Ginori 7, dove oggi alle 15,30, nell’ambito del progetto «Domenica di carta» sarà inaugurato un percorso multimediale e a seguire il video «Una magnifica memoria. Gli archivi raccontano Firenze». Fra le celebrazioni l’editore del catalogo, Mauro Pagliai, annuncia per il 4 e 5 novembre al Teatro Niccolini, rappresentazioni teatrali sull’Arno.
Data recensione: 09/10/2016
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Loredana Ficicchia