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Un’isola raccontata attraverso le sensazioni di un turista, "naturalizzato abitatore". Sono storie minime, ritratti di personaggi mitici, fotografie di vita quotidiana, il respiro di una

SANT’ANTIOCO. Un’isola raccontata attraverso le sensazioni di un turista, "naturalizzato abitatore". Sono storie minime, ritratti di personaggi mitici, fotografie di vita quotidiana, il respiro di una terra meravigliosa. Remo Marcone, romano, frequentatore ultradecennale di Sant’Antioco, ha affidato ad un libro il suo entusiasmo di fronte alla magia che esala da un paesaggio unico e irripetibile, dove gli uomini e le donne costituiscono parte integrante di un mito che il mare avvolge in una sorta di caldo abbraccio: «Racconti minimi dell’antichissima Isola di Sant’Antioco" è il titolo del libro, edito da Polistampa, che contiene come in uno scrigno il tesoro prezioso della quotidianità: una barca, una scritta sul muro, un negozio, un vecchio sulcitano, una spiaggia. Qualcuno ha scritto che l’uomo non ricorda, ma ricostruisce. Nel caso di Remo Marcone questo è ancora più evidente: i ricordi sono scomposti e ricostruiti come in una sorta di sinfonia. La fantasia si sovrappone alla realtà, la poesia alla cronaca, il mito alla storia. Sembra quasi che fra il paese e lo scrittore sia in atto un dialogo continuo, un’estasi che produce la visione di mondi incantati di parole sussurrate dal vento. Sant’Antioco appare quindi come il luogo della felicità, un nome fatidico che ha lasciato delle impronte indelebili sull’animo di un visitatore attento come lo scrittore romano. Cosi accade che questi racconti minimi siano delle poesie, la trasfigurazione di una realtà a lungo sognata, amata e raggiungibile solo per pochi giorni all’anno, quando dal "continente" è possibile raggiungere l’isola e poi l’altra isola. Allora l’abbraccio diventa sensuale, i ricordi riprendono vigore, le sensazioni si trasformano in realtà. Nasce così questo libro, composto da venti piccoli appunti, il termine non sembri riduttivo perché gli appunti servono proprio per non dimenticare. Leggendo queste pagine si ricordano il respiro della terra e dell’amore, antichi sapori e fragranze, luoghi plasmati dal vento e dal mare.Non manca tuttavia il rigore scientifico grazie ad una bella introduzione sulle origini dell’isola, scritta da Salvatore Orrù. (e.c.)
Data recensione: 06/01/2002
Testata Giornalistica: La Nuova Sardegna
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