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Del cioccolato si è detto tutto e il contrario di tutto. Siamo stati abituati a crederlo un dolce corroborante, ma molto calorico: inadatto quindi a chi ha problemi di linea, anche se altamente

Del cioccolato si è detto tutto e il contrario di tutto. Siamo stati abituati a crederlo un dolce corroborante, ma molto calorico: inadatto quindi a chi ha problemi di linea, anche se altamente indicato per chi ne ha di cuore (in senso metaforico). Invece, recentemente, uno studio giapponese ha sostenuto che sia un ottimo metodo per dimagrire poichè svilupperebbe enzimi che impediscono l’assimilazione dei grassi. D’altro canto alcuni scienziati italiani hanno affermato che le pretese qualità antidepressive siano una mera invenzione dei vari Gay Odin, interessati a conquistare il pubblico dei cuori infranti...
Il dibattito sul cioccolato e le sue prerogative è comunque tutt’altro che recente: fin dal suo apparire l’esotica pianta americana ha scatenato in Europa pareri contrastanti, ammirazione e sospetti, condanne ed esaltazione. Bevanda rigenerante (e quindi erotica: pensiamo all’uso afrodisiaco che ne fa Juliette, la corrotta sorella della casta Justine, nel famoso romanzo del marchese di Sade) divenne così diffusa da conquistare un posto speciale nei servizi di porcellana: la tazza da cioccolato, infatti, si situa per dimensioni a metà tra quella da caffè e quella da tè, prediligendo la forma cilindrica a quella a tronco di cono rovesciato o a semisfera, presumibilmente per conservare più a lungo il calore.
Il nostro Ferninando IV la preferiva al caffè ed usava iniziare la propria giornata sorbendone addirittura due tazze. Proprio al cioccolato, nel 1728, dedicò ampio spazio il napoletano Antonio Cocchi, a suo tempo famoso medico, noto tra l’altro per essere stato membro di numerose Accademia - tra cui quella della Crusca - e addirittura il primo affiliato italiano alla massoneria. La storia della sua adesione alla società dei liberi muratori è peraltro raccontata in un divertente passaggio delle sue Effemeridi, un centinaio di quaderni in cui ha raccolto, giorno dopo giorno, le impressioni giornaliere dei suoi ultimi cinquant’anni di vita; una miniera di informazioni per ricostruire la vita sociale italiana (ma anche inglese: visse alcuni anni a Londra ed ebbe modo di conoscere personalmente l’idolo degli scienziati di quel tempo, sir Isaac Newton) della prima metà dl Settecento.
Tornando alla sua disquisizione sul cioccolato (si tratta del discorso che tenne in occasione della sua ammissione all’Accademia Fiorentina, ora ripubblicato a cura di Orsola Gori dalle Edizioni Polistampa di Firenze, pagine 78, euro 7) quali sono per Antonio Cocchi le sovrane virtù del cacao?
Lo studioso non si limita alle qualità della dolce bevanda, ma analizza tutti i possibili derivati del seme della pianta del cacao e innanzituttio il fatto che l’olio che se ne estrae abbia una buona capacità di conservazione:«ove gli altri olii per troppa etade divengon rancidi e vieti, quello che del cacao si estrae si conserva sempre dolce e grato, con nobil vantaggio della sanità» e suggerisce addirittura di sostituirlo, ove possibile, a quello d’oliva.
Inoltre «s’aggiunge il vantaggio della piccolissima e inconsiderabil quantità di sali», qualità che permette di realizzare col cacao una bevanda, di fatto, rinfrescante. Rinfrescante? Ecco come Cocchi difende la sua tesi: «che immediatamente dopo aver presa la cioccolata si senta una sorta di calore pare effetto del contatto col nostro stomaco di quell’acqua bollente, come succede ancor ne’ brodi lunghi, nel tè e in altre bevande che si prendon calde, eppur si vuole che rinfreschino. E riscontro di questo è che ciò non si sente ove la cioccolata si prenda in freddissimo sorbetto». Segue una complessa spiegazione scientifica che cita Galileo e la scuola democritea, sostenendo come la teoria degli atomi dimostri il cioccolato essere «tra’ più efficaci refrigeranti» anche se sostanzialmente in virtù dell’acqua «perché infine quella bevanda non è altro che un’acqua, per così dire, alterata e sembra che il cacao vi sia aggiunto solo per toglierle la natia semplicità, tanto odiosa ai più. Ma è dall’acqua che deriva alla cioccolata ogni qualità digestiva».
Infine Cocchi ritorna alle qualità oleose del cacao, principale risorsa della pianta esotica, non senza aver criticato l’uso smodato e modaiolo della tazza di questa scura bevanda sorbita a tutte le ore e a tutte le età, ferma restando la suprema virtù curativa dell’acqua e trasformando di fatto il suo Discorso sopra la cioccolata in una sorta di «elogio dell’acqua». Anche San Giuseppe Moscati usava raccomandare ai suoi pazienti di bere molta acqua: e se sia un medico religioso che uno materialista hanno sostenuto la stessa teoria, forse c’è proprio da dal loro retta.
Data recensione: 05/07/2006
Testata Giornalistica: Il Corriere del Mezzogiorno
Autore: Gianandrea de Antonellis