chiudi

Il restauro del Crocifisso ligneo di Atto Fabroni per la chiesa pistoiese di Sant’Ignazio è risultato felice occasione per una serie di interventi che spaziano su argomenti diversi

Il restauro del Crocifisso ligneo di Atto Fabroni per la chiesa pistoiese di Sant’Ignazio è risultato felice occasione per una serie di interventi che spaziano su argomenti diversi e interessano oltre che l’opera d’arte restituita alle forme nobili originarie, aspetti importanti della storia e della cultura della città. In primo luogo la vicenda di Matteo, un nobile di antico casato, quello dei Fabroni, che nel secolo XVII con altri membri della famiglia diventa protagonista della vita cittadina, dove i suoi membri rivestono ruoli di spicco. Così anche nella Toscana dei Medici e oltre, sia in ambito civile che ecclesiastico, come pure entro il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano dove militarono membri della nobile famiglia. Importante anche la presenza della Compagnia di Gesù per il ruolo che svolse nella vita cittadina attraverso l’istituzione di un Collegio e con la presenza di personalità di grande rilievo nel campo culturale, sociale e nell’azione pastorale, e per le relazioni che intrecciarono con le famiglie che ebbero un ruolo fondamentale nella conduzione della vita politica della città, come la famiglia Rospigliosi e la famiglia Fabroni, in particolare con Atto. Tutti questi aspetti emergono con evidenza dai contributi presenti nel volume, dei quali si fornisce l’elenco: Giovanni Cipriani, La Compagnia di Gesù a Pistoia; Anna Agostini, Atto Fabroni (1609-1692). Biografia storico artistica di un nobile pistoiese; Silvia Gregori, L’iconografia del Crocifisso nel Seicento: elementi per un confronto stilistico e nuovi spunti sulla diffusione a Pistoia; e Il restauro del crocifisso di Sant’Ignazio: riflessi di un metallo ritrovato; Maria Camilla Pagnini, Atto Fabroni e il fratello Niccolò tra mecenatismo artistico e identità spirituale familiare. Note a margine; Umberto Pineschi, Ruolo della chiesa di Sant’Ignazio di Loyola nel panorama musicale della Pistoia del secolo XVII; Maria Camilla Pagnini, “Questa nostra compagnia in honore et servizio d’Iddio”. Alcune riflessioni conclusive.
Il volume ci consegna i risultati, certo ancora parziali, ma interessanti della esperienza della Compagnia di Gesù a Pistoia, l’attività di scultore di Atto Fabroni e pure il mecenatismo artistico che egli esercita insieme al Fratello Niccolò e ad altri membri della famiglia. Della quale ci piace sottolineare che ebbe il patronato di più chiese, tra le quali Santa Maria a Santomato, dove la famiglia aveva estesi possessi terrieri, la chiesa della Madonna dell’Umiltà, santuario municipale, dove Niccolò patrocinò quattro grandi affreschi. Dalla stessa famiglia uscirono degli ecclesiastici: Alfonso fu abate, e dei due fratelli di Atto e Niccolò, Benedetto fu canonico e Giovanni Battista appartenne all’Ordine dei cappuccini. Uno dei sette figli maschi di Atto, Giovanni (1651-1704), divenne canonico della cattedrale, mentre sei delle sette figlie si fecero monache. Tra queste notiamo una clarissa, Maria Caterina Eletta († 1688), che visse nel monastero pistoiese di Santa Chiara. È quindi possibile − anche se per ora non provato − che Atto Fabroni abbia donato degli oggetti devozionali anche a questo monastero.
Data recensione: 01/07/2014
Testata Giornalistica: Collectanea Franciscana
Autore: Giuseppe Avarucci