chiudi

L’assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali fu introdotta in Italia, per il settore industriale, con il regio decreto n. 928 del 13 maggio 1929 (entrato in vigore ai fini dell’indennizzo

L’assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali fu introdotta in Italia, per il settore industriale, con il regio decreto n. 928 del 13 maggio 1929 (entrato in vigore ai fini dell’indennizzo il 1° luglio 1934) e, per il settore agricolo, con la legge n. 313 del 21 marzo 1958. Se è vero che questa protezione sociale apparve tardi sulla scena assicurativa, tuttavia non erano mancate voci autorevoli, in Parlamento e fuori, soprattutto nel mondo della medicina, a sollecitare provvedimenti anche in questo settore. Fin da quando negli ultimi decenni dell’Ottocento furono presentati i primi progetti di legge per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro, culminati nella legge n. 80 del 17 marzo 1898, fu proposto di estendere, infatti, la tutela anche alle malattie professionali. Per quanto riguarda queste ultime, dobbiamo subito dire che il nostro Paese non fu secondo a nessuno, ricordando le inchieste e le analisi di valenti studiosi tra i quali primeggiò Bernardino Ramazzini (Carpi, 1633-Padova, 1714), autore della celebre opera De morbis artificum diatriba, la cui prima edizione vide la luce a Modena nel 1700, la seconda a Padova nel 1713. Osservando da vicino il lavoro in tutti i suoi ambienti e in tutte le sue manifestazioni, impostò – primo al mondo – il problema fisiopatologico e profilattico delle tecnopatie. La modernità del metodo ramazziniano fu quella di svolgere accurate indagini sulle più comuni lavorazioni dei suoi tempi, prendendo in esame la “prava materia” trattata dagli operai, le posizioni coatte di costoro, gli orari eccessivamente prolungati, gli ambienti malsani, gli strumenti di lavoro spesso inadatti o scomodi. Ed è proprio dalla figura di Bernardino Ramazzini che – grazie a un bellissimo volume di Alberto Baldasseroni e Francesco Carnevale, intitolato Malati di lavoro. Artigiani e lavoratori, medicina e medici da Bernardino Ramazzini a Luigi Devoto (1700-1900) edito da Polistampa – viene ricostruita la gestazione della medicina del lavoro modernamente intesa, dalle origini fino al Novecento. In questo periodo di tempo si situa una fitta trama di personaggi, non solo medici, ma anche sociologi ed economisti, a caratterizzare eventi e storie che parlano della salute, sempre in fragile equilibrio, dei lavoratori italiani. La prima parte del volume è dedicata all’illustre medico di Carpi, inserendo la sua opera in un complesso percorso temporale. Prima di lui le condizioni di lavoro erano già state descritte da autori che trattavano, ad esempio, le intossicazioni da metalli o l’effetto delle polveri nelle miniere, tuttavia i suoi studi ebbero un’enorme influenza su tutti i Paesi avviati sulla strada della Rivoluzione industriale. Non a caso il suo nome è citato da Adam Smith nel suo fondamentale saggio La Ricchezza delle Nazioni, con il quale si suole far decorrere la moderna economia politica. La seconda parte del libro descrive particolari aspetti del rapporto fra lavoro e salute durante l’Ottocento nel nostro Paese. Si parte dalla salute dei lavoratori agricoli e si affrontano i legami tra igiene, sanità pubblica e problemi della medicina del lavoro a cominciare da alcuni casi-studio: i trafori alpini, il lavoro dei fanciulli e dei carusi, la pellagra, la malaria (dove non sono mancati i riferimenti alle risaie vercellesi), il carbonchio, le malattie dei lavoratori del tabacco, dei fiammiferi, delle miniere, delle filande, ecc. Si passa poi a considerare le fabbriche descritte da medici condotti, economisti, sociologi, imprenditori e si chiude con l’attività di Luigi Devoto a Milano e di Gaetano Pieraccini a Firenze. Saranno proprio questi due medici i protagonisti di una qualificata Commissione di studi, che iniziò i suoi lavori nel 1917 e li protrasse fino al 1919, istituita dal ministro dell’Industria, Giuseppe De Nava, per promuovere nel nostro Paese non solo l’assicurazione obbligatoria contro le malattie generiche ma anche, grazie al più entusiasta membro della Commissione, Mario Abbiate, un più vasto programma di riordino del nostro sistema di protezione sociale comprendente anche le tecnopatie. Per il futuro ministro del Lavoro, le assicurazioni sociali, se volevano diminuire il proprio costo e avere la massima efficacia, non dovevano solamente limitarsi a funzioni curative o assistenziali, bensì avrebbero dovuto esercitare una valida azione preventiva per impedire i rischi, o quantomeno, attenuarli. Profetiche le sue argomentazioni espresse in Commissione il 21 giugno 1919: «La prevenzione entra immediatamente, e nell’avvenire si estenderà sempre più, nel campo assicurativo: quanto più si adotteranno le forme di prevenzione, tanto più si diminuirà il costo dell’assicurazione, e dall’altra parte si tutelerà la salute pubblica ». Nonostante il sostegno di Luigi Devoto, direttore della Clinica del Lavoro di Milano, la Commissione non riuscì a raggiungere gli obiettivi sperati a causa delle forti resistenze incontrate (così come non aveva avuto fortuna la Commissione istituita dal ministro Baccelli nel 1901 per studiare le malattie professionali), tuttavia le idee e i contributi ivi espressi costituirono un primo passo per tutti i progetti futuri di riforma dello Stato sociale nel nostro Paese. Né bisogna dimenticare che la specifica tutela della malattia professionale scontava gravi difficoltà di carattere statistico e medico-legale anche al di fuori dei nostri confini. La stessa Organizzazione Internazionale del Lavoro riconobbe solamente nel 1925 l’origine professionale di tre malattie: intossicazione da piombo, da mercurio e infezione carbonchiosa. Dal punto di vista dei principi sociali fu tuttavia una grande conquista perché, finalmente, le tecnopatie furono equiparate agli infortuni sul lavoro. Ma questa è un’altra storia ed è auspicabile che il libro di Baldasseroni e Carnevale – che consigliamo vivamente a tutti coloro che s’interessano di sicurezza sul lavoro nel rispetto dell’evoluzione storica – abbia presto un seguito, anche per illustrare l’insorgenza delle nuove malattie professionali (stress da lavoro, mobbing, ecc.) con le conseguenti azioni messe in atto dalla scienza medica, e dal legislatore, per prevenirle e curarle.
Data recensione: 18/07/2015
Testata Giornalistica: Corriere Eusebiano
Autore: Flavio Quaranta