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“Il giovane Antonio venne allora strappato dalle braccia della madre che invocava pietà ed addossato alla parete del Santuario, veniva colpito da una scarica di rivoltella

“Il giovane Antonio venne allora strappato dalle braccia della madre che invocava pietà ed addossato alla parete del Santuario, veniva colpito da una scarica di rivoltella, sparatagli da un altro giovane. Nonostante le ferite mortali già ricevute, il giovane aveva la forza di lanciarsi dall’altezza di due metri, nella strada sottostante, dove raggiunto da alcuni colpi di moschetto, si abbatteva esanime”. L’inviato della ‘Nazione’ a Torino, Luigi Piazza, è davanti al Tribunale Militare e scrive con la mano tremante; dodici sono gli imputati, dodici come gli apostoli? Uno manca, è scappato, il Ciandri, detto ‘Baffo’, che aveva sparato per primo e che quindi è dichiaratamente innocente della morte di Antonio, come della morte di suo padre. ‘Il volterrano errante’ conosce la Germania, la Francia, la Legione Straniera, l’Olanda; sembra un destino già scritto: scappare con il fiatone con il fiato addosso del mondo intero. Alle sei del mattino deve scappare anche da Torre a Decima, in mezzo alla neve, ‘il ribelle tra i ribelli’ che non accetta nessuna autorità. Il merito di questo libro è di aver incorniciato Nada in un contesto storico di guerra partigiana con ‘Baffo’ con Tribunali, amnestie, viaggi e ritorni disperati. Il suo uomo pulisce la pistola e si fora una mano a Molin del Piano - stessa casa dove oggi abita la sua bionda e riccioluta nipotina Nicole, di quasi 15 anni - i partigiani riescono a sopraffare la mitragliatrice tedesca e Baffo rimane ferito; i partigiani hanno una pistola in dieci e quelli dell’esercito regolare ne hanno due per ciascuno; se c’è un po’ di giustizia numerica è sacrosantamente giusto disarmarli. Quel tenente che insiste ad interrogare il tedesco ferito invece di portarlo subito in ospedale? Baffo prende una pistola, gliela punta alla testa e questa volta all’ospedale di si va in volata; processo e condanna, non c’è pace, si arriva a quattordici casi di insubordinazione addirittura!
Se il 22 giugno 1946, Togliatti promulga l’amnistia per i reati politici, perché non ci rientrano i dodici della Madonna del Sasso? Se lo domandano anche gli 80 partigiani reclusi alle Murate; fanno lo sciopero della fame, scrivono ai giornali e chiedono di essere trattati come i gerarchi fascisti che sono in libertà. Il Ciandri in Francia se la cava bene e supplica Nada di raggiungerlo, ma il paese è piccolo, la gente mormorerebbe e lei resta a casa a tessere la sua eterna tela di Penelope.
Si arriva al 1950, si vendono alla ‘Festa dell’Unità’ 900 copie del giornale, meglio del D’Alema di oggi che vediamo vendere l’Unità in televisione, sorridente con i suoi baffetti, erano quei ferventi diffusori, che si divertono ad inventare il premio alla ‘stellina’ del festival.
Nel 1950, a luglio, Renato Ciandri, viene arrestato a Parigi; la proposta è la guerra in Indocina, contro i suoi compagni? Basta la guerra, quell’uomo non ne può più, meglio essere rimpatriato. Anche Nada la pensa allo stesso modo ‘Beh, almeno lo rivedo’. Gli amici dei Ciandri dicono che questo amore di giovane donna è quasi incredibile, che Cassola ne è rimasto strabiliato e che attorno a questo amore ha costruito il romanzo ‘La ragazza di Bube’; un amore che tutti gli uomini sognano, un amore unico e raro di cui Nada fa dono al suo uomo per tutta la vita. Il 26 agosto 1951, Nada e Renato si sposano nel carcere di Alessandria, niente foto, niente cofanetti, solo lacrime trattenute per tutto il giorno e versate a fiumi, dalla sposa, in treno, al ritorno a casa sola; ci sono i parenti, ma lo sposo è tra quelle mura massicce, può raggiungerla solo con il pensiero, non può abbracciarla. Da Alessandria al penitenziario all’isola d’Elba, perché il Ciandri aveva litigato violentemente con un detenuto; dal carcere di Porto Azzurro a quello di S. Gimignano, qui almeno ci si può stringere le mani; qui si può leggere il libro di Cassola e si incomincia a chiamarsi Bube, siamo nel 1960. Quel libro ha regalato agli sposi tre anni di vita in più da vivere insieme; si tratterà anche di una generazione sconfitta nella sua giovinezza, si tratterà anche di un prodotto consumistico, ma il 22 dicembre del 1961 Renato è a casa; che Natale straordinario ci sarà da festeggiare!
Poi la maternità, poi il film con la Cardinale duramente contestato, poi anche il lavoro difficile a trovarsi; ma c’è l’amore, la vita in libertà; perché pensare a quello che riserva il futuro? Oggi è tempo di felicità; noi ci fermiamo qui, ci rotoliamo come cuccioli in questi giorni, in questi mesi, in questi anni di gioia che ci riscaldano come una pelliccia di piume leggere… ci sarà poi tanto tempo per piangere e per rimpiangere!
Data recensione: 01/05/2006
Testata Giornalistica: Edison Square
Autore: Mirella Cini