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Il rapporto fra Sigfrido Bartolini e Pinocchio hanno rappresentato uno dei momenti più alti dell’espressione artistica pistoiese contemporanea

Il rapporto fra Sigfrido Bartolini e Pinocchio hanno rappresentato uno dei momenti più alti dell’espressione artistica pistoiese contemporanea. Non a caso, anni fa, La Nazione offrì ai suoi lettori diverse tavole delle sue ammalianti xilografie. Per l’artista quello diventò forse l’impegno più entusiasmante di una lunga ed esaltante carriera creativa. «Mi è venuta in questi giorni – scrisse lui stesso il 12 aprile 1970 – un’idea pazza e stupenda: illustrare Pinocchio. Vorrei fare un’edizione monumentale con dentro dagli 80 ai 100 legni. L’idea è bellissima e mi prende il prurito alle mani dalla voglia di cominciare». Su Bartolini incisore e cantore ammirato delle realtà della sua terra è stato scritto molto, anche e soprattutto dopo la sua scomparsa nel 2007. Ma che ancora parecchio ci sia da scandagliare e narrare della sua poliedrica arte lo dimostra al meglio il recentissimo volume Sigfrido Bartolini. Un’idea pazza e stupenda. Gli anni del Pinocchio nel Diario inedito, edito da Polistampa Firenze (176 pagine, 16 euro). Il libro, di quelli da conservare con cura e magari da tramandare ai nipoti, è curato dalla figlia Simonetta Bartolini, con prefazione di Mario Richter e postfazione di Pier Francesco Bernacchi. edizione del Pinocchio, con 309 xilografie, nacque per volontà della Fondazione Nazionale Carlo Collodi di Pescia per il centenario della prima pubblicazione (1883-1983). Quel massacrante lavoro di Bartolini – «Ho lavorato con crisi di dolore da urlare», scrisse nel maggio 1982 – è appunto raccontato dallo stesso autore nelle pagine del diario oggi proposto da Polistampa a tutti gli appassionati. Parole e soprattutto immagini che fermano alcuni dei momenti di quell’immane fatica. Bartolini, in particolare nel periodo 1980-82, dovette fare i conti con una artrite reumatoide che quasi gli rendeva impossibile un impegno così prolungato: fino a 15 ore giornaliere nel laboratorio per far uscire dai legni la sua magica idea di Pinocchio. Ma non si arrese mai. La volontà di non lasciare incompiuta la grande opera si rivelò più forte del dolore fisico. «Ha pagato di persona – ben scrive Vincenzo Cappelletti – quanto dovuto per il dolore delle proprie mani stremate dalla sgorbia, per aggiungere corporeità alla creatura verbale del letterato».
Data recensione: 04/03/2015
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Marco A. Innocenti