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Con l’uscita degli atti del convegno La ceramica nel Seicento tra Lazio, Umbria e Toscana, svoltosi a Civita di Bagnoregio il 19 maggio 2012

Con l’uscita degli atti del convegno La ceramica nel Seicento tra Lazio, Umbria e Toscana, svoltosi a Civita di Bagnoregio il 19 maggio 2012 si aggiunge un nuovo tassello al quadro della storia della ceramica italiana. Si tratta del primo volume di una serie (si spera periodica) incentrata sugli studi ceramologici in specie nell’area dell’Italia centro-settentrionale. Grazie alla competenza dell’editore Polistampa di Firenze, sempre più vocato alla pubblicazione di saggi e periodici di storia della ceramica, è stato possibile presentare in forma ben strutturata e coerente un insieme di articoli eterogenei che da diversi punti di vista affrontano il tema della giornata di studi. Nonostante il notevole progresso delle recenti ricerche, oggi la ceramica italiana del XVII secolo è conosciuta in modo frammentario e lacunoso, e ciò risulta più evidente soprattutto se si prende a paragone il quadro della letteratura sul secolo precedente, indagato invece in molteplici dettagli del fenomeno del lavoro ceramico. Le ricerche degli ultimi anni hanno messo bene in luce il valore – ormai indispensabile – di un approccio interdisciplinare applicato allo studio della ceramica, tuttavia ancora pochi sono i casi in cui si persegue l’intento di mettere a confronto sul medesimo terreno competenze e metodi differenti. Nel convegno, realizzato in collaborazione con il comune di Bagnoregio e la provincia di Viterbo, storici dell’arte, archeologi, ceramologi e archivisti (Fausto Berti, Giulio Busti, Mari- nella Caputo, Franco Cocchi, Romualdo Luzi, J.V.G. Mallet, Clara Menganna, Valentino Minocchi, Anna Moore Valeri, Luca Pesante, Ettore A. Sannipoli, Alberto Satolli, Andrea Vanni Desideri), già noti tra i maggiori specialisti della mate- ria, hanno contribuito a gettare le basi per la composizione di un quadro della storia ceramica in tre regioni che per un lungo periodo, ma in specie nel secolo oggetto di studio, hanno condiviso alcuni fenomeni dell’attività ceramistica, quali, ad esempio, la circolazione degli artigiani e dei prodotti, il fiorire di alcuni centri di lavoro ex novo e il declino di altri, lo sviluppo di generi e tipi specialistici come i corredi da spezieria o le ceramiche devozionali. Non è stata dunque arbitraria la scelta dell’ambito geografico di riferimento e anche della sede del convegno, per molti aspetti centrale se si considera inoltre lo straordinario ruolo svolto dalle botteghe romane nella seconda metà del XVI secolo e nei primi decenni del successivo. Ogni intervento ha proposto per la prima volta documenti su fenomeni o su centri produttivi ignoti o poco noti, in molti casi rimettendo in discussione alcune attribuzioni consolidate nel tempo e basate quasi esclusivamente su criteri stilistico-iconografici. Grazie ai lavori di Giulio Busti, Franco Cocchi e Clara Menganna, è stato possibile definire ulteriormente la circola- zione di vasai tra Deruta e l’alto Lazio, approfondirne le cause e ricostruire le biografie di alcuni maestri. Il medesimo problema è stato affrontato da Romualdo Luzi, ma stavolta riguardo ai prodotti realizzati ad Acquapendente, un centro che almeno fino alla fine del secolo precedente sembra aver rappresentato uno dei luoghi di lavoro più importanti del Lazio. In questo caso, particolare attenzione è stata rivolta al tentativo di definire i caratteri della ceramica ingobbiata, una classe che in alcuni anni divenne un elemento distintivo delle botteghe alto- laziali e che ancora oggi attende uno studio specifico. Per l’area umbra sono stati presentati importanti dati sulla ceramica di Gualdo, studiata da Marinella Caputo, oltre a un puntuale contributo di Ettore A. Sannipoli, che ha tracciato il percorso di ricerca per lo studio della ceramica eugubina seicentesca. Alberto Satolli, utilizzando fonti storiche di estremo interesse per il territorio orvietano, generalmente noto quasi esclusivamente per il lavoro di botteghe tardo-medievali, ha documentato una fase anch’essa finora ignota che sembra essersi sviluppata soprattutto nella prima metà del secolo. John V.G. Mallet ha invece proposto un interessante excursus sulla storia degli studi dal dopoguerra a oggi rilevando le trasformazioni, i cambiamenti, i progressi della ceramologia nel corso degli ultimi decenni. Fausto Berti, che ha aperto la sessione mattutina presieduta da Daniele Manacorda, ha evidenziato gli aspetti economici e sociali della produzione ceramica montelupina del XVII secolo sulla base di fonti archeologiche e documentazione d’archivio; Anna Moore Valeri, invece, è intervenuta sulla ceramica marmorizzata in Toscana e ha presentato una esemplare ricerca interdisciplinare che ricostruisce lo sviluppo e la diffusione di una classe estremamente individuale per l’Età moderna. Sempre per l’area toscana, Andrea Vanni Desideri ha descritto il lavoro dell’argilla e il ruolo sociale dei vasai in alcuni centri del Medio Valdarno, con una particolare attenzione rivolta all’interazione tra fonti archeologiche e documenti scritti. Anche Valentino Minocchi ha offerto dei dati inediti, volgendo lo sguardo sulle botteghe dell’alta valle del Tevere, lungo il confine tra Umbria e Toscana, e sul problema di approvvigionamento di alcune materie prime. In generale il meeting bagnorese ha offerto l’opportunità di circoscrivere parte delle lacune emerse durante le attività di ricerca e, quindi, di valutare l’entità dei principali fenomeni del lavoro nel XVII secolo. Sono stati segnati in tal modo dei percorsi di indagine per il futuro, che potrebbero arricchire con importanti novità questo pezzo di storia della ceramica d’Età moderna.
Data recensione: 01/09/2014
Testata Giornalistica: La Ceramica Moderna & Antica
Autore: Luca Pesante