chiudi

Spiritoso ma triste, abile ma non miracoloso, senza età come uno sempiterno ragazzo, Venturino Venturi ti viene incontro nelle splendide sale di Villa Bardini con 80 opere tra disegni

A Villa Bardini disegni e sculture dell’artista amico di Luzi, Parronchi e Bigongiari Spiritoso ma triste, abile ma non miracoloso, senza età come uno sempiterno ragazzo, Venturino Venturi ti viene incontro nelle splendide sale di Villa Bardini con 80 opere tra disegni e sculture tesi ad esprimere la sua ininterrotta, amorosa convivenza con il senso più essenziale della vita. Tutti in una serie di ambienti messi a segno da Lucia Fiaschi, sostenuta e appoggiata dai componenti della Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron e dal Vieusseux. La mostra si intitola Volti dell’Ermetismo. Venturino a Villa Bardini e all’Archivio Bonsanti ed è stata allestita in occasione dei cento anni della nascita dei poeti Mario Luzi, Piero Bigongiari e Alessandro Parronchi per ricordare quel movimento che nel secolo scorso ebbe a coinvolgere pensieri e creatività di personaggi che in una sorta di atmosfera misteriosa cercavano e trovavano una loro poesia del pensiero e degli affetti. L’opera ricca e complessa di Venturino Venturi è sembrata il materiale visivo più adatto a rievocare sentimenti e pensieri di un grande pezzo di secolo, al tempo stesso drammatico, e anzi tragico, ma anche ricco di fermenti. Tutte le opere in mostra testimoniano la centralità della figura di Venturino in una ampia e significativa rete culturale di scrittori e poeti attivi a Firenze nella stagione cosiddetta ermetica. Venturino, nato a Loro Ciuffenna nel 1918, vive all’estero e quando torna in Italia, studia, lavora, viene ferito durante la guerra, ma afferma sempre in ogni modo il suo legame sempre più stretto, sentimentale ma anche critico con scrittori, poeti, artisti. Inizierà con i ritratti dei familiari e degli amici, poi, dal 1953, sarà la volta dei ritratti di coloro a lui vicini sul piano intellettuale: Mario Luzi, Alessandro Parronchi, Giovanni Michelucci, Cristina Campo, Mario Bergomi e Vito taverna. E il 1953 è l’anno in cui vince, ex-aequo con lo scultore Emilio Greco, il concorso per il Monumento a Pinocchio a Collodi, ma il progetto rimarrà incompleto e in tanti, compreso Parronchi, scenderanno in campo per convincere la giuria a far terminare l’opera. Venturino proverà a concludere la parte dei mosaici, ma la delusione sarà forte e finirà a San Salvi. Tornerà alla ribalta negli anni Sessanta festeggiato con due importanti esposizioni, una a Firenze e l’altra, curata da Ludovico Ragghianti, a Pisa. Nell’itinerario di Villa Bardini spicca anche la serie di opere astratte. «Sono tutte realizzate in un breve lasso di tempo che va dal 1962 al 1967, e su una medesima risma di carta – spiega la curatrice - Questi straordinari trenta fogli sono percorsi dal graffio ottenuto disegnando dal retro con impressione su lastra di compensato, in precedenza inchiostrata ad olio, alla sorgente prima dell’ispirazione di Venturino».  
Data recensione: 14/11/2014
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Wanda Lattes Nirenstein