chiudi

Tempo di calcio. In qusti giorni, a imperare è quello non pulito. Che fa scuotere la testa. Che amareggia. Che fa dire a molti: non tifo più, meglio pensare ad altro

In “La partita della vita” di Di Battista

Tempo di calcio. In questi giorni, a imperare è quello non pulito. Che fa scuotere la testa. Che amareggia. Che fa dire a molti: non tifo più, meglio pensare ad altro, ci hanno preso in giro finora. Invochiamo decisioni severe senza guardare in faccia a nessuno, perché si ha l’impressione che, di innocenti, ce ne siano davvero pochi. Nello stesso tempo, vorremmo cancellare questi giorni, dire che stiamo vivendo in un brutto film.
A rasserenarci un po’ è il pensiero che tra pochi giorni prenderà il via il Campionato del Mondo. Lo abbiamo lasciato nel 2002, mezzo svolto in Corea e mezzo in Giappone. Quattro anni d’attesa per il nostro riscatto. Perché quando si parla di Nazionale - pur in mezzo alla bufera, e ce ne sono state di bufere - gli italiani sanno come comportarsi, sanno diventare tutt’uno.
E ben vengano, allora, i libri che ci parlano della Nazionale al Campionato del Mondo. Sergio Di Battista, uno dei più noti e apprezzati giornalisti toscani, caporedattore di “Paese Sera” poi della “Nazione”, ci dà in questi giorni un libro godibile: “La partita della vita”.
Ci racconta una storia intensa, la storia che ha protagonista lo sport più bello del mondo, nonostante tutto: dal primo Mondiale, nel 1930, all’ultimo, nel 2002.
Ci fa “risentire” la voce del mitico Niccolò Carosio che nel 1934 alla radio, ascoltatissima, inizia la tramissione così: “Amici sportivi, vi parlo dallo stadio del partito in Roma, dove sta per disputarsi l’incontro finale di questa coppa del mondo. Sono di fronte Italia e Cecoslovacchia. È presente il duce…”. Vince l’Italia che si ripeterà quattro anni dopo.
Riva, Zoff, Rossi, Cabrini, Maradona, Cruijff, Pelé, Beckenbauer, e migliaia di altri attori di uno spettacolo unico che Di Battista ci rende vivo. E - confessiamolo - suscita momenti inetnsi di nostalgia, perché ci riporta al passato, e quando eravamo giovani e il pallone era di cuoio duro, neanche tanto tondo, e pensavamo che questo - come tutti gli altri - fosse uno sport puro, fatto di atleti incapaci di cedere a tentazioni.
Data recensione: 05/06/2006
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: Riccardo Cardellicchio