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È la più antica Misericordia al mondo. La sua data di nascita è scritta in caratteri gotici su quattro grossi e scoloriti volumi del 1361

È la più antica al mondo. «Siamo cresciuti insieme alla città»

È la più antica Misericordia al mondo. La sua data di nascita è scritta in caratteri gotici su quattro grossi e scoloriti volumi del 1361: MCCXL. Ma il tempo e l’acqua hanno cancellato altre due cifre, la data giusta è MCCXLIV: 1244, quasi otto secoli fa. I codici sono uno dei tesori conservati nell’Archivio della Misericordia di Firenze e insieme ad altri documenti, testi, foto, disegni, raccontano l’Arciconfraternita che festeggia 770 anni di storia. La cerimonia di inizio delle manifestazioni che vanno avanti fino al primo giugno sarà il 20 maggio a Palazzo Vecchio che ospiterà il convegno «La carità nel mondo globale».
La confraternita fiorentina è considerata la madre di tutte le Misericordie. Come risulta dagli scritti dell’epoca «fu detta e cominciata per lo beato Messer Santo Pietro Martire dell’Ordine dei predicatori»: il domenicano Pietro da Verona giunse a Firenze per combattere l’eresia catara e qui formò tra i suoi fedeli le compagnie della fede che oltre a dedicarsi alla salvezza delle anime iniziarono un «servizio sociale» per i cittadini.
La prima sede della Compagnia fu nella Loggia poi detta del Bigallo: qui è conservato un affresco, che si poteva ammirare anche dalla strada (il restauro, grazie al Premio Friends of Florence, verrà presentato il 21 maggio) che rappresenta la Madonna della Misericordia con indosso i medaglioni delle 7 opere di carità e ai suoi piedi la città: «È la prima rappresentazione della Firenze medioevale» spiega Maurizio Naldini, curatore del libro Una sconfinata carità 1244-2014 (Polistampa) pubblicato per questo anniversario e responsabile delle celebrazioni. Allora per attraversare l’Arno esistevano solo tre ponti, di importanti edifici di culto ce n’erano due, la Badia e il Battistero, le grandi chiese dovevano ancora essere costruite, compreso il Duomo.
Durante la peste del 1300 i fratelli in veste rossa e con la «buffa» accorrevano con le barelle per raccogliere i malati e portarli nei lazzaretti, davano istruzioni per combattere il contagio, cercavano i morti per seppellirli, annunciati dal suono di un campanello. Nel 1425 la Compagnia di Santa Maria del Bigallo in fallimento chiese alla Signoria la fusione con la Misericordia. La convivenza però non durò a lungo: il malcontento si ripercuoteva sui servizi che venivano trascurati. Finché nel 1475 un cadavere lasciato per giorni per strada convinse le autorità a separarle.
Nacque la Nuova Misericordia, le vesti divennero nere e la sede, dopo alcuni anni in locali in affitto, fu spostata nel 1576 in Palazzo degli Uffiziali dei Pupilli, in piazza Duomo, dove è ancora oggi e dove il lunedì si può visitare il bel museo. Furono i confratelli a inventare la prima anagrafe, nel 1407: allora «il computo dei nati si faceva soltanto distinguendo i maschi dalle femmine e indicandone il numero, ma non segnando il nome del battezzato». Deliberarono che il «notaro» dovesse registrare i nomi e «scrivere i fanciulli secondo il quartiere in cui abitano». La repubblica fiorentina adottò il sistema vent’anni più tardi. Nei registi della Compagnia si trovano accanto nomi di personaggi illustri (da Vespucci a Lorenzo il Magnifico) e di artigiani, di nobili e di umili, di uomini e di donne, cosa innovativa per tempi in cui anche per entrare in convento alle fanciulle serviva la dote.
Per otto secoli l’Arciconfraternita si è adoperata per il trasporto dei malati, i servizi funebri, le opere di soccorso e carità, l’aiuto a poveri e infermi. «770 anni fa nasceva la prima forma di welfare laico — ci dice il provveditore Andrea Ceccherini — Tra le varie eccellenze che ci sono a Firenze ci sono anche la solidarietà e la carità». Dalle lettighe alle ambulanze, dai facchini alle équipe mediche, dalla peste del ‘300 all’alluvione del ‘66 e ai più recenti terremoti, tra strumenti moderni e tradizione (le votazioni si fanno sempre con palline nere e bianche) la Venerabile Arciconfraternita «continua a essere testimone protagonista del vivere cittadino attraverso l’attenzione verso i più deboli», conclude Ceccherini.
Data recensione: 18/05/2014
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Ivana Zuliani