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Ultimi giorni per poter ammirare la mostra dedicata a Guido Spadolini. Uomo raffinato e schivo, «in denza» con letterarti e artisti del suo tempo, il padre del grande statista fu

Ultimi giorni per poter ammirare la mostra dedicata a Guido Spadolini. Uomo raffinato e schivo, «in denza» con letterarti e artisti del suo tempo, il padre del grande statista fu pittore, incisore e professore all’Accademia. Era nato nel 1889, «post-macchiaiolo in arte, allievo di Tito Lessi, grande appassionato di libri, di storia dell’arte e della storia di Firenze».
All’opera grafica di Guido Spadolini è dedicata la mostra organizzata dalla Fondazione Spadolini Nuova Antologia attualmente in corso nella sede espositiva dell’Accademia delle Arti del Disegno di via Ricasoli: incisioni, matrici e disegni preparatori riferibili agli anni tra il 1909 e il 1932.
Con una selezione di fotografie a testimoniare quanto Spadolini amasse cogliere, anche attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica, gli umori di cose e persone, per poi magari trasporre quelle impression in disegni e incisioni; come nel caso de ‘Il merciaio di Santa Margherita’ o ‘Senza meta’, acquaforte acquerellata presente in mostra. Frequentava Vittorio Alinari e Mario Nunes Vais, «fotografi che hanno stampato un’orma nell’epoca loro». Con Alinari lavorò a più progetti editoriali compresa, a partire dal 1919, una serie di acqueforti che avevano per soggetto i giardini di Firenze, di cui alcuni esemplari vengono esposti nell’occasione. La figura di Nunes Vais, riletta invece attraverso le parole del figlio Giovanni, «accompagnava i ritmi delle lunghe estati di Santa Margherita a Montici nella villa del nonno eretta sulla cima del colle con la sua torretta svettante, simbolo dell’orgoglio borghese», non distante appunto dalla residenza del celebre fotografo. «Mio padre dipingeva; io osservavo», ricorda ancora Giovanni Spadolini. Dipingeva i paesaggi vissuti nella pienezza degli affetti fanmiliari, la costa livornese, i dintorni fiorentini; disegnava la complessa semplicità della natura, di un albero come di uno scoglio; ha fermato nei giochi di luce dei particolari, gli scorci di una Firenze ‘come era’. Che fossero le alchimie di una pellicola in bianco e nero, la pennellata «traboccante di un repertorio figurativo che si rifaceva a Fattori» o il vibrante chiarosuro “lavorato” dall’acido sulle sue matrici per la stampa, Guido Spadolini ci ha lasciato un’immagine della Toscana «filtrata attraverso l’intimità e il raccoglimento, piuttosto che consegnata all’effimero delle mode culturali». Con «onestà artistica e magistero tecnico».
‘Guido Spadolini. La ricerca del segno’, a cura di Maria Donata Spadolini (catalogo Polistampa).
Data recensione: 25/06/2006
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Raffaella Marcucci