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“L’amore per l’arte, Giovanni Spadolini l’apprese in casa, da suo padre Guido. Ed è proprio in questi disegni e incisioni che appare la matrice dell’impegno del ministro per i beni culturali”

L’esposizione all’Accademia delle Arti del Disegno racconta l’originale percorso artistico del pittore fiorentino. Presenti cento opere, tra disegni e incisioni, dal 1909 al 1932

“L’amore per l’arte, Giovanni Spadolini l’apprese in casa, da suo padre Guido. Ed è proprio in questi disegni e incisioni che appare la matrice dell’impegno del ministro per i beni culturali”.
Con queste parole, Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, ha ufficialmente inaugurato la mostra Guido Spadolini. La ricerca del segno. Promossa dall’Accademia delle Arti del Disegno (presieduta da Francesco Adorno che ha salutato i presenti) e dalla stessa Fondazione, la mostra resterà aperta con ingresso libero fino al 29 giugno nella sala esposizioni dell’Accademia di piazza San Marco proponendo il percorso grafico del pittore fiorentino tra il 1909 e il 1932. L’antologica, accompagnata da un bel catalogo edito da Polistampa, comprende una quindicina di disegni preparatori, novanta incisioni e una scelta di fotografie (alcune delle quali recano il marchio Alinari). Il novanta per cento delle opere esposte appartiene alla Fondazione Spadolini, mentre il dieci per cento proviene dalla collezione privata della famiglia. E proprio Maria Donata Spadolini, figlia di Pierluigi e nipote di Guido, ha sottolineato l’emozione di veder esposti i lavori del nonno mentre Carlo Sisi, uno dei curatori della mostra, oltre a ricordare che già nel 2000 a Castiglioncello si era tenuto un appuntamento espositivo con le opere di Guido Spadolini, ha ripercorso i diversi momenti della sua parabola pittorica, iniziata con i colori e i tratti tipici della corrente macchiaiola, poi evolutasi in senso piu ombroso e funereo, quasi risentisse dell’influenza di Arnold Boecklin. L’autore, nato a Firenze nel 1889, assecondò la vocazione artistica seguendo i corsi di Tito Lessi, avvertì l’influenza di Giovanni Fattori e - dopo la Grande Guerra - lavorò a contatto con artisti quali Plinio Novellini, Primo Conti e il giovane Pietro Annigoni. Capitano della Croce Rossa Italiana nella seconda guerra mondiale, morì mentre prestava soccorso a dei feriti, l’11 marzo del 1944, sotto i bombardamenti alleati nella zona del Romito, a Firenze, meritando la medaglia d’oro al valor civile alla memoria. La collezione di disegni e acqueforti visibile all’Accademia, un’autentica finestra aperta su Firenze e sulla Toscana dei primi decenni del Novecento, rivela una forte carica emotiva e sensoriale, accentuata dai contrasti luminosi e dal segno breve e intenso. Ed è interessante - vera chicca della mostra - vedere esposte oggi le incisioni che arricchirono, nel 1914, il catalogo della mostra “In Sardegna” edito da Alinari, ma con le immagini proprio di Guido Spadolini, raffinate e suggestive al tempo stesso.
Data recensione: 06/06/2006
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Marco Ferri