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“Porteremo a lungo con noi questa nuova ricostruzione - interpretazione della fatale giornata di San Barnaba”.
Così scriveva, tra l’altro, Franco Cardini

Sta per uscire da Polistampa un nuovo libro del presidente Riccardo Nencini

Storie di Guelfi e un Dante armato contro Firenze

“Porteremo a lungo con noi questa nuova ricostruzione - interpretazione della fatale giornata di San Barnaba”.
Così scriveva, tra l’altro, Franco Cardini nella prefazione a “La Battaglia”, dove Riccardo Nencini raccontava di Guelfi e Ghibellini a Campaldino, dei due eserciti che si affrontarono l’11 giugno 1289, sabato di San Barnaba, in uno scontro sanguinoso, decisivo per le sorti della Toscana e “per i futuri equilibri politici ed economici dell’Italia”.
Un libro (edito da Polistampa nel maggio 2001, con ristampa quasi immediata nel gennaio 2002 e approdo, proprio in questi giorni, a una nuova edizione economica) che pose all’attenzione del lettore toscano, e non solo, le capacità di narratore di un uomo politico, già parlamentare, impegnato, allora come ora, nel non facile ruolo di presidente del consiglio regionale della Toscana.
Un libro che ho ripreso in mano alla conferma della notizia, nell’aria da tempo, che tra poco uscirà un’altra fatica di Nencini (anche questa volta editore Polistampa).
Notizia che mi ha portato a rivolgergli alcune domande nel tentativo di saperne di più.
Presidente, si parla con insistenza dell’uscita a ottobre di un’altra sua fatica. Racconta di Guelfi Bianchi e di Guelfi Neri, tra il 1300 e il 1306, di Firenze e di un Dante armato contro la sua città, che l’ha appena esiliato. È esatto?
“Si tratta di un romanzo storico che apre una finestra su uno dei periodi più brevi e creativi della storia di Firenze. Guarderà soprattutto tra bene e male, tra eros e thanatos, coppia indivisibile, spesso, nella storia dell’umanità. La figura di Dante verrà trattata inquadrandola in un periodo poco noto: il Dante dei primi anni dell’esilio (1302 - 1304). Un poeta in armi, bandito dalla sua città, ambasciatore in mezza Italia per la causa dei Guelfi Bianchi”.
Da cosa deriva questa sua passione per la storia antica?
“La memoria è il salvadanaio dello spirito. Nel medioevo ci sono le nostre radici. È un periodo ricco che ha marcato l’evoluzione della nostra storia”.
Come riesce a conciliare il suo ruolo istituzionale, di primo piano, con la ricerca e la scrittura?
“Scrivere fa bene. Scrivere significa studiare, leggere, pensare, fare ricerca, appassionarsi. Scrivere libera la mente
Approfitto dell’occasione per chiedere il suo parere sullo stato dell’editoria in Toscana. Ritiene giusto che la Regione se ne occupi con una legge specifica?
“Condivido. Una legge per la piccola editoria è necessaria. Molti editori con pochi mezzi eppure producono spesso belle opere. Vanno aiutati. Fanno cultura e buona qualità”.
Ancora una domanda: in Toscana, ci sono troppi scrittori dimenticati (quelli del passato) e non pochi (di oggi) ignorati. Come si possono rimuovere questi “buchi neri” della cultura toscana?
“Spesso, in Toscana, il passato uccide il presente. Troppo. Siamo ancora eccessivamente legati a Rinascimento e Umanesimo e non vediamo quanto di straordinario ci offre l’età contemporanea. Questo vale anche per la letteratura e la poesia. I tanti premi organizzati da istituzioni e associazioni non sono sufficienti a risolvere il problema. Utili sì. Mettono i riflettori su nuove professionalità e nuove passioni”.
Data recensione: 05/06/2006
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: Riccardo Cardellicchio