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Natalia Strozzi sogna. Si sente chiamata. Non può fare a meno dell’arte. L’amata tiranna si chiama danza. Poi arriveranno la musica, la regia, la recitazione,

Nella biografia «Facile da ricordare» la giovane principessa e artista racconta i sogni e gli incontri con Nureyev e Gregory Peck

Natalia Strozzi sogna. Si sente chiamata. Non può fare a meno dell’arte. L’amata tiranna si chiama danza. Poi arriveranno la musica, la regia, la recitazione, la scrittura. Praticamente l’abbiamo vista nascere. Lei e la sorella più piccola Irina. Da subito non c’è stata occasione di danza che non l’abbia vista coinvolta. Intanto qualcuno la mette in contatto con Lazar Berman e Natalia inizia lo studio del del pianoforte. Comincia un’avventura dai mille colori, incluso l’innamoramento di Vittoria Ottolenghi all’epoca dei suoi spettacoli teletrasmessi. Dove le due Strozzi diventano ora le bambine Borbone e ora le bambine Gonzaga. O quello di Nureyev, ritratto in costume da bagno sulla spiaggia di Saint Barthélémy mentre improvvisa una lezione a base di arabesques e attitudes. Arrivano i premi. Arriva la smania di perfezione che spinge Natalia, 13 anni, verso la celebrata Accademia Vaganova di Leningrado. Dopo sei anni il capitolo danza si chiude all’improvviso. Dovendo scegliere tra la maturité e Giselle da ballare al Kirov, Natalia torna a casa e si leva il tutù. E dire che era arrivata a danzare con Ruzimatov e Malhakov.
Più tardi diventa assistente alla regia, quindi recita accanto a Chiara Muti nella Santa Giovanna di Honneger e infine inizia a scrivere Facile da ricordare, libro appena uscito per i tipi di Edizioni Polistampa. La sua fantastica storia, corredata da minuziosi particolari, è raccontata nel libro. Che apre sulla tavola di Stanislao Kostka, un antenato del Cinquecento santo e polacco, e chiude sul busto marmoreo di Piero Strozzi. Altro antenato, ma Maréchal de France.
La copertina fa emergere dall sfondo scuro una Natalia con braccia e volo di gabbiano, tunica bianca, volto intenso e dolente…
…Per ogni persona c’è un aneddoto gustoso. «Gregory Peck mi ha raccomandato di aggiustare due dentini un po’ storti, Nureyev ha osservato che imparo veloce come una scimmia. Menotti, stecchito in scena per mostrare al cantante come si muore, mi ha indicato la vera arte. Sordi m’ha regalato il suo affetto. Zia Vittoria Ottolenghi mi ha aperto le vie della tivù»…
Data recensione: 04/06/2006
Testata Giornalistica: Il Giornale
Autore: Elsa Airoldi