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Gli studi sulla pittura e la scultura del ‘600 e del ‘700 a Firenze hanno avuto una determinante accelerazione a partire dalla grande mostra

Gli studi sulla pittura e la scultura del ‘600 e del ‘700 a Firenze hanno avuto una determinante accelerazione a partire dalla grande mostra antologica sul Seicento Fiorentino tenutasi a Palazzo Strozzi nel 1986 dopo la prima pionieristica mostra curata, sempre da Mina Gregori, nel 1965. Da allora, sull’arte del Sei e Settecento a Firenze e in Toscana, si sono succeduti i contributi di molti studiosi tra i quali si è indubbiamente distinto nel corso degli anni Sandro Bellesi. Storico dell’arte, specializzato in pittura e scultura a Firenze dal Cinquecento al Settecento, già autore di molte pubblicazioni ed in particolare del Catalogo dei Pittori Fiorentini del 600 e 700 (2009) dove ha proceduto alla catalogazione sistematica di tutti i pittori fiorentini od operanti per lungo tempo nel capoluogo toscano tra i primi del Seicento e la fine del Settecento, il Bellesi presenta ora un agile volume che raccoglie tre avvincenti contributi che si leggono come un romanzo.
Nel primo si affrontano grandi personalità come Cesare e Vincenzo Dandini, Lorenzo Lippi, Giovanni Martinelli di Montevarchi, di cui il Bellesi propone un’inedita ed altamente suggestiva Carità Romana, ma non mancano considerazioni su alcuni pittori minori ed approfondimenti su altri grandi come Matteo Rosselli, Carlo Dolci, Francesco Furini, Simone Pignoni, Francesco Botti, Livio Mehus, Andrea Scacciati, Giovan Camillo Sagrestani, con i suo “creati” Ranieri Del Pace e Matteo Bonechi, Anton Domenico Gabbiani, Pietro Marchesini, Giovan Domenico Ferretti. L’A. presenta dipinti inediti, spesso di grande qualità, provenienti quasi sempre da collezioni private, accompagnandoli con suggestive letture iconografiche, confronti con opere più antiche e considerazioni su influenze e rapporti con altri ambienti culturali. In questo senso, per esempio, la restituzione al Lippi di una tela con Davide trionfante con la testa di Golia, induce a riflettere, più di quanto non sia stato fatto, secondo lo studioso, “sui rapporti tra gli artisti fiorentini e i maestri francesi legati all’ambito della manfrediana methodus”, mentre la presentazione di dipinti di personalità minori come Jacopo Giorgi o il fiesolano Giovan Domenico Ferrucci, allievi di Cesare Dandini, o di Matteo Bonechi e Pietro Marchesini, solo per citarne alcuni, può aprire scenari incoraggianti per più precise attribuzioni, anche in aree più defilate dal centro cittadino.
Nel secondo contributo l’A. affronta l’esegesi di un dipinto su specchio dai risvolti metaforici ed escatologici di Stefano della Bella, artista bizzarro e curioso che opera in pieno Seicento e sperimenta anche altri supporti inconsueti come la lavagna e la pietra paesina.
E finalmente l’ultimo contributo sulla scultura fiorentina fra tardo barocco e neoclassicismo, un argomento ancora meno noto e indagato, dal quale emergono opere nuove ed inedite  talvolta di sorprendente bellezza e qualità  con capitoli specifici su singoli artisti tra cui su emergono Giuseppe Piamontini, Giovacchino Fortini e Antonio Montauti.
Data recensione: 25/12/2013
Testata Giornalistica: Corrispondenza
Autore: Lucia Bencistà