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Ogni borgo d’Italia, scavando negli archivi, può fare saltar fuori la arte nobile della propria storia, piena d’avvenimenti impensati, che, oltre che nobilitare la stessa, semisconosciuta fino allora, contribuisce a «portare» acqua alla conoscenza della r

Ogni borgo d’Italia, scavando negli archivi, può fare saltar fuori la arte nobile della propria storia, piena d’avvenimenti impensati, che, oltre che nobilitare la stessa, semisconosciuta fino allora, contribuisce a «portare» acqua alla conoscenza della ricchezza del «Bel Paese». È ciò che hanno fatto Compiobbi e Girone, due ‘paesini’ del Comune di Fiesole, di soli 3000 abitanti, che hanno la caratteristica di specchiarsi in Arno. Ad opera del suo storico locale Berlinghiero Buonarroti, esce ora un poderoso libro di 480 pagine che ne indaga a fondo storia e avvenimenti. L’autore, ex disegnatore scientifico botanico dell’Istituto di Fisiologia Vegetale dell’Università di Firenze, ha seguito lo metodo che i usa in quella disciplina allorché si delimita un solo metro quadrato di terreno, come campione, per studiare e classificare le centinaia di specie di piante ivi circoscritte. Le comunità prese in esame riguardano 10 chilometri quadrati e vanno sotto il nome di «Triangolo delle Gualchiere», un triangolo scaleno immaginario che comprende Compiobbi, Girone, Quintole, Terenzano, Pontanico, Ellera, Le Falle, Ontignano, S. Clemente e Valle. Il titolo è un omaggio alla presenza, nel XIV secolo di ben 6 gualchiere, per comprimere i tessuti di lana e renderli più resistenti alla intemperie, disseminate sull’Arno nel breve tratto di 8 chilometri. Sette secoli fa era il «bacino industriale della gualcatura» più denso che fosse esistito: caratteristica unica, definita dagli storici col termine di «distretto industriale ante litteram». La ricerca, definita dall’autore «indagine d’archeologia umana» potrebbe meglio essere definita come «esplorazione antropologica», tanto è minuziosa nell’indagare i comportamenti sociali dei popoli in oggetto con una lente capace di evidenziarne anche i benché minimi particolari, apparentemente insignificanti, ma che costituiscono il tessuto sociale di una comunità. Un’indagine sottotraccia, endovenosa, come quando si ispezionano architettonicamente le fognature di Parigi o di Firenze. I 50 capitoli, ognuno con note e un glossario delle parole desuete, si svolgono in maniera cronologica, a partire dal 3000 avanti Cristo fino ai giorni d’oggi. Spuntano fuori le fotografie del primo Giro d’Italia, che transita da Compiobbi nel 1909, e quelle più recenti, del 1950, di Gino Bartali in allenamento nei territori del «Triangolo delle Gualchiere». Il campione, vedendo che il paese era stato obbligatoriamente costruito lungo una striscia di terra, con case costrette fra l’Arno e la ferrovia, avrà certamente esclamato: «Gli è tutto sbagliato, tutto da rifare!». C’è poi il ricordo storico del passaggio di personaggi famosi: Dante Alighieri che nel maggio 1289 attraversava il paese con le truppe guelfe fiorentine, che si recano in guerra, nella vittoriosa battaglia di Campaldino, contro i ghibellini fuoriusciti e gli aretini; Johann Wolfgang Goethe, che la sera del 23 ottobre 1786, nel suo viaggio di studio in Italia, passa in carrozza da Compiobbi, per poi pernottare in un albergo a Incisa; Leonardo da Vinci che, nel 1502, nel disegnare una carte idrografica della Toscana, si ferma nello stesso paese e disegna una mappa, in cui appare il fosso di Sambre, affluente dell’Arno; per non parlare, infine, dell’inventore del motore a scoppio Eugenio Barsanti, che soggiornava in estate alla Villa Rosa di Compiobbi e dove fu sepolto per 46 anni, dal 1864 al 1910. E si può chiudere in bellezza citando, infine, l’incipit del volume — che ha il patrocinio del Comune di Fiesole — che recita cosi: «La memoria non è nostalgia. Ricordare il passato, permette in futuro di non fare gli stessi errori. Bensì altri».
Data recensione: 24/11/2013
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Maurizio Sessa