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Una scrittura “biologica” che scorre con i ritmi concitati del respiro e nel contempo incide sul reale con precisione chirurgica. Una scrittura svelta, scivolosa, elastica, irrequieta e insieme

Una scrittura “biologica” che scorre con i ritmi concitati del respiro e nel contempo incide sul reale con precisione chirurgica. Una scrittura svelta, scivolosa, elastica, irrequieta e insieme capace di rallentare i movimenti vivisezionandoli con l’occhio indagatore del detective. Sette racconti. Sette giri di compasso che contornano sette distinte modalità espressive, ma tenuti insieme proprio dalla loro diversità. La varietà dei modelli e la complessità stilistica dei testi mettono infatti in chiaro non tanto una pur rilevante versatilità naturale dell’autore, quanto un intenzionale progetto operativo: quello di lavorare nella direzione dell’apertura, dello sperimentalismo inteso come consapevole ricognizione nei linguaggi che si interrogano su se stessi e sulla loro potenziale pluralità. Stiamo parlando di Visioni, che Gian Maria Molli pubblica ora con la fiorentina Polistampa. L’autore è un nome noto del giornalismo Rai, da anni conduttore del GR di Radio Tre. Ma qui non opera certo da giornalista: i suoi punti di riferimento sono grandi figure come Antonio Pizzuto, i suoi orizzonti comunicativi non si intrecciano con le esigenze dell’informazione pura e semplice. Insomma in questo suo nuovo libro, che giunge a distanza di sei anni dal precedente, Molli opera da autore che risponde a ritmi interiori piuttosto che a scadenze imposte, e persegue un’idea di scrittura come valore in sé. Visioni squaderna infatti – come afferma Antonio Pane nella presentazione – “l’ordinaria follia (…) di un mondo non condiviso”, costituisce una disincantata denuncia, una meditata presa di distanza che mette a fuoco le spigolosità del quotidiano, si muove fra le sottili fessure che congiungono incubo e realtà, oscilla fra rabbia e pietas, ma si sottrae alla logica del cronachismo, se non per una certa predisposizione verso la rappresentazione dettagliata, sia essa in "in diretta" o "in differita". Alcuni di questi racconti, per esempio, trasformano la “differita” in un procedimento quasi beckettiano: quello che succederà, o che è già successo, è escluso dall’orizzonte narrativo che invece è centrato sulla descrizione dell’attesa, con tutte le tensioni e le ansie che può generare, o su flussi di parole che rievocano antefatti, più o meno caoticamente. In mezzo al traffico cittadino qualcuno ha appena ucciso una bambina, ma il racconto ci mostra solo la folla vociante che a distanza di pochi momenti commenta l’accaduto con straniante indifferenza. Una ragazza scopre durante la notte gli amplessi dei genitori, ma Molli ci mette davanti al guazzabuglio dei suoi pensieri adolescenziali e ci presenta una riflessione “a posteriori” sotto forma di improbabile, ironico e risentito rendiconto alle amiche. Un vecchio pensionato, solo in casa, non è più capace di rialzarsi dopo una caduta ed è costretto a rimanere immobile, mentre il tempo passa inesorabilmente e nella sua mente si svolge una ressa di pensieri, angosce, rancori, ma solo da questo flusso di coscienza, in una situazione di immobilità, ha origine la vera e propria narrazione. Un aspirante scrittore siede nella sala d’attesa di un importante editore, nel frattempo scorrono sulla pagina frammenti del testo che vorrebbe pubblicare, ma l’attenzione è puntata sull’interminabile anticamera durante la quale si svolgono microeventi insignificanti che però l’autore elenca con precisione iperrealistica, maniacale, ingigantendo in tal modo l’ansia dell’aspettazione. Al presente, insomma, non sta succedendo nulla. Il presente genera tensione perché è il tempo dell’immobilità. Solo il passato o il futuro possono in qualche modo svolgersi dinamicamente. Ma sono collocati “fuori fuoco”, agiscono oltre i margini della pagina. Altre volte poi il racconto è scomposto prismaticamente, come succede per esempio in Sirena: siamo in spiaggia, una bellissima ragazza in costume da bagno corre sul bagnasciuga e scavalca forse involontariamente un giovane disteso sulla sabbia e nel salto gli offre alla vista un sesso quasi completamente scoperto. Il giovane si lancia allora all’inseguimento della bellissima e subito dopo, per incredibile fatalità, annega. Ma l’evento è raccontato alla moviola, ripetuto tre volte da tre diverse voci narranti, una delle quali è quella del giovane appena annegato. I punti di vista si moltiplicano, si perde la prospettiva centrale. Altre volte ancora l’anima della narrazione è il rovesciamento delle prospettive: il vecchio, incapace di rialzarsi dopo la caduta, si abbandona al ricordo nostalgico della moglie morta, ma quando nel delirio finale quest’ultima gli appare come se fosse tornata in vita, il senso di quelle che sembravano amorevoli rievocazioni cambia completamente, scattano inattesi sensi di colpa che smentiscono i fatti richiamati alla mente fino a poco prima. Allo stesso modo il manoscritto dell’aspirante scrittore, via via che viene sottoposto a revisioni, si sottrae alle aspettative del pubblico di massa fino a diventare “impubblicabile” agli occhi dell’editore e così, nel finale, l’anticamera del protagonista assume un senso del tutto diverso. Le cose insomma, come in un palcoscenico pirandelliano, non sono mai come sembrano. La presunta “realtà” poggia su un tavolaccio traballante. Così, attraverso queste ed altre modulazioni narrative, in sette folgoranti “visioni” che si leggono d’un fiato, “Molli percorre per noi – conclude Pane – alcune stazioni dell’orrore presente, alcuni fra i moltiplicabili esempi della nostra patologica normalità”.


Gian Maria Molli, 61 anni, fiorentino, giornalista professionista, conduttore del Giornale Radio Rai (GR3), ha pubblicato la prima raccolta di racconti, Il pozzo (Firenze, 1974), a cui sono seguiti la fiaba ecologica Dani il cinghialino (Firenze, 1988), il romanzo breve Zoo (Udine, 1990) e la seconda raccolta di racconti Fiori (Roma, 2000).
Data recensione: 01/08/2006
Testata Giornalistica: «Stilos», Anno VIII, n. 16 – 1 agosto 2006
Autore: Alfonso Lentini