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Ottone e Bruno, zio e nipote, riuniti nella Casa dei Libri di Giovanni Spadolini a Pian dei Giullari. Si ricompone così, idealmente, un rapporto che conobbe un ‘inevitabile’ distacco

Ottone e Bruno, zio e nipote, riuniti nella Casa dei Libri di Giovanni Spadolini a Pian dei Giullari. Si ricompone così, idealmente, un rapporto che conobbe un ‘inevitabile’ distacco. Essere il nipote di Ottone Rosai per Bruno divenne a un certo momento un fardello troppo pesante. È proprio zio Ottone ad avviare e a introdurre Bruno, nata a Firenze il 18 Giugno 1912, nell’ambiente artistico fiorentino, ponendolo a contatto con Ardengo Soffici, Achille Lega, Mino Maccari. Bruno, che ha rivelato son da ragazzo una elevata vocazione pittorica, nel 1925 comincia a frequentare i corsi di Nudo dell’Accademia di Belle Arti. E in quello stesso anno realizza i primi dipinti. Iscrittosi all’Istituto d’Arte di Porta Romana, nel 1929 espone con Carrà, de Chirico, Morandi. Poi Bruno avverte l’esigenza di affrancarsi dai tipici stilemi ‘rosaiani’, mantenendo con zio Ottone un rapporto complesso. Il riconoscimento più alto giunge nel 1960: in occasione di una rassegna d’arte italiana negli Stati Uniti un’opera di Bruno è donata al presidente Eisenhower. Di Bruno Rosai, scomparso il 24 dicembre 1986, hanno scritto Sergio Frosali, Carlo Ludovico Ragghianti, Giuliano Serafini e Vincenzo Buongiovanni. E Andrea Camilleri nel libro ‘Dentro il labirinto’ menziona Bruno Rosai, artista da apprezzare scevro dall’offuscante eredità. Ad offrire l’occasione di riscoprirne l’opera sarà la Biblioteca della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, che da martedì 16 luglio fino a metà settembre ospiterà la mostra ‘Bruno Rosai a Pian dei Giullari’. Al termine dell’esposizione, allestita con Art Center e Mauro Pagliai Editore, tre lavori di Bruno entreranno nella ‘stanza Rosai’, lo studio-salotto prediletto da Spadolini. Il punto di riferimento della villa costruita dal fratello, l’architetto Pierluigi, come un ‘santuario laico’, al numero 139 di Pian dei Giullari, sede della Fondazione la ‘Casa dei Libri’ che custodisce un patrimonio librario, documentario e artistico di straordinaria rilevanza storica. Ma come è nata la ‘stanza Rosai’? Spadolini incontra per la prima volta l’opera di Ottone Rosai negli anni Cinquanta, al tempo del suo esordio giornalistico. È lo stesso Spadolini a farci da cicerone con ‘La mia Firenze’, libro edito da Le Monnier per la Cassa di Risparmio di Firenze (1996). «Comprai ‘Badia delle Sieci’, che è una tavola di bellezza e di nudità masaccesca, — racconta Spadolini — nel 1952 alla galleria dell’Indiano (ero già collaboratore del Mondo, di Epoca, della Gazzetta del Popolo e stavo per approdare al Corriere della Sera a fine anno). E c’è ancora una variante splendida dei due carabinieri di ronda, su uno sfondo che sta fra via Toscanella e via San Leonardo. E ci sono due o tre quadri piccoli ispirati a San Leonardo: uno lo rilevai dal sarto di Rosai (ricordo che Rosai l’aveva dato al sarto in cambio di prestazioni professionali dello stesso: non aveva mai un soldo, ma era prodigo di doni e nei riconoscimenti)». La ‘stanza Rosai’ ospita 13 quadri e 11 fra disegni e carboncini. Ma la passione di Spadolini si accese anche per altri maestri della pittura. Alle pareti di due sale attigue si ammirano infatti opere di Ardengo Soffici e Giorgio Morandi. «L’esposizione di Bruno Rosai – sottolineo Cosimo Ceccuti, presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia – consente di riunire idealmente zio e nipote sulla collina amata da entrambi e nel contempo di integrare stabilmente la collezione di Spadolini, oggi della Fondazione: la moglie Giuliana donerà tre opere esposte, un dipinto, un acquerello e un disegno, proprio su Pian dei Giullari alla Fondazione stessa». Le tre opere donate dalla moglie di Bruno Rosai saranno quindi collocate nella stanza espressamente dedicata da Spadolini a Ottone Rosai. Zio e nipote di nuovo uno accanto all’altro nell’incanto della minuscola ‘Repubblica di Pian dei Giullari’, in quella Casa dei Libri che compendia tutta la vita di un giornalista, di un bibliofilo, senza eguali. La vita di Giovanni Spadolini innamorato d’arte.
Data recensione: 14/07/2013
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Maurizio Sessa