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La rivista “Il Ponte”, fondata da Piero Calamandrei, dedica un profilo allo scrittore lucano Giuseppe Brancale e all’edizione integrale dell’opera narrativa

Il profilo dello scrittore lucano su “Il ponte”, la rivista che fu di Calamandrei

La rivista “Il Ponte”, fondata da Piero Calamandrei, dedica un profilo allo scrittore lucano Giuseppe Brancale e all’edizione integrale dell’opera narrativa edita da Polistampa. Lo ha scritto la critica letteraria Elena Guerrieri. L’intero corpus dei testi narrativi editi e inediti dello scrittore nato a Sant’Arcangelo nel 1925 e morto a Firenze nel 1979 viene riproposto, a cura del Centro studi umanistici di San Savino, con gli apparati di note e testi ricavati dall’archivio dell’autore come valido supporto al lavoro critico che, scrive Gurrieri, “auspichiamo trovi adeguata attenzione, soprattutto, presso le cattedre di Italianistica della nostra Università”. Peraltro è stata discussa recentemente una tesi molto approfondita su Brancale scrittore della rinascita del Sud presso l’Università di Lecce, discussa da Ada Rita Cutrino che è stata guidata nella ricerca e nell’analisi della biografia e nell’opera di Brancale dal professor Ettore Catalano. Le opere edite di Giuseppe Brancale nella collana “Opere complete” dell’editore fiorentino Polistampa sono “Il rinnegato” (2007), “Echi nella valle” e “Fantasmi che tornano” (2010) e, più di recente, nel febbraio 2012, i racconti inediti insieme alla riedizione con note e apparati di varianti d’autore, del romanzo epistolare “Lettere a Michele” (1977 in prima edizione), l’ultima opera in prosa pubblicata in vita dall’autore Se la matrice di fondo della scrittura di Giuseppe Brancale pare mantenersi ben salda sulla cifra del realismo che da Giovanni Verga sale, su su, nella tradizione nazionale novecentesca fino al lavoro dei romanzi d’inchiesta di Leonardo Sciascia, ricorre nelle pagine dell’ultimo Brancale il lemma “sogno” a testimoniare l’aggiungersi di un orientamento onirico nel pensiero e nella sensibilità dello scrittore lucano. Piace inoltre ascrivere tale novità ad un arricchimento del suo mondo psichico e creativo, divenuto capace di un più ampio e maturo sguardo sulle cose e le esperienze del suo stesso vissuto complessivo. Con “Lettere a Michele” (il medico Michele Di Gese), edite in prima uscita nel 1977, il testo sembra distendersi in una libertà espressiva finalmente piena e anzi maggiormente aperta verso la luce che verrà più tardi ad illuminare l’opera di Brancale, nel tempo anch’esso liberato dai limiti della contingenza pratica e proiettato piuttosto nella prospettiva della durata, grazie alla lente della ricostruzione critica. Il registro che a Giuseppe Brancale sembra adattarsi con più naturale efficacia è per Gurrieri del realismo espressivo, con toni inediti che emergono in racconti come “Saka”. Marinaio e insegnante, grande amico di Carlo Levi, Giuseppe Brancale è considerato una delle voci più sincere e appassionate della rinascita del Sud nel secondo dopoguerra, e i suoi scritti sono citati in numerose pubblicazioni e al centro di convegni sulla questione meridionale. “Lettere a Michele” è ritenuto un autentico testamento spirituale di Brancale. Nel romanzo epistolare torna tutta la magia di Giuseppe Brancale: da una trama all’altra il passaggio di testimone tra più generazioni per ascoltare la musica degli altri e dissipare la forza dell’effimero. Storia, immaginazione, sogno e il canto profondo dell’amicizia che non passa. Una nuova sorprendente espressione della riscoperta di un grande scrittore.
Data recensione: 20/06/2013
Testata Giornalistica: Quotidiano della Basilicata
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