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«Quando uscì il film, nel 1963, ci offrirono soldi in cambio di un sì alla versione integrale, che disegnava Bube, ossia il mio Renato, come un assassino. Eravamo poveri in canna, ma

«Quando uscì il film, nel 1963, ci offrirono soldi in cambio di un sì alla versione integrale, che disegnava Bube, ossia il mio Renato, come un assassino. Eravamo poveri in canna, ma rifiutammo...
Nada Giorgi ha 79 anni e i capelli bianchi. Ma la foto che sorride dalla copertina del nuovo libro, che vuol ristabilire la verità storica della vicenda contro quella romanzesca di Carlo Cassola, la mostra com’era a 16 anni. Addirittura più fresca della Cardinale che vestì i suoi panni nella pellicola di Comencini. E combatte ancora, «la ragazza di Bube». Come quando correva verso il rifugio dei partigiani sul monte Giovi, fra le pallottole degli scontri che precedettero la liberazione di Firenze. O piangeva fuori dal carcere dove Renato Ciandri, che per nome di battaglia aveva Baffo e non Bube, era rinchiuso con l’accusa di aver partecipato all’uccisione di un maresciallo dei carabinieri e di suo filgio, dopo la guerra, durante una festa finita male al santuario della Madonna del Sasso, a Pontassieve.
LA MARA di Cassola è di nuovo se stessa, con la sua storia, vera, nel libro di Massimo Biagioni - «Nada, la ragazza di Bube» (Edizioni Polistampa) - presentato ieri a Palazzo Bastogi da Riccardo Nencini, presidente del Consiglio Regionale della Toscana. «Studenti e curiosi mi vengono a trovare da più di quarant’anni e ogni volta devo raccontare i fatti», si sfoga. E aggiunge: «Cassola lo incontrammo per caso, su una corrieira che ci portava a Volterra. Renato stava scappando dopo i fatti della Madonna del Sasso. Non sparò lui. Lo sposai in prigione, ad Alessandria. Non è vero che avevo un babbo che viveva alle spalle del partito comunista: mio padre morì quando avevo tre anni. Non ho mai avuto un fratello nato fuori dal matrimonio: semplicemente non ho fratelli. Non ebbi mai amanti: tanto meno uno che si chiamava Stefano. Non feci l’amore con Bube nella capanna. So bene che Cassola scrisse un romanzo, una storia in parte inventata, ma la realtà sono io. La realtà è la mia famiglia, è mio figlio Moreno... Per lui, perché non avesse mai l’idea che suo padre fosse un assassino, Renato impedì la ’prima’ del film di Comencini, al cinema Odeon di Firenze. Ci dette ragione un giudice: Antonino Caponnetto...». Massimo Biagioni non è uno scrittore di professione (ricopre un alto incarico nella Confesercenti, n.d.r.) anche se ha alle spalle libri fortunati sulla Resistenza e su un sindaco galantuomo: qui ha cercato di scorporare la verità dal romanzo. Bube-Baffo era un attivista comunista scappato per paura. Sperava nell’amnistia. O nella vittoria della sinistra alle elezioni. lo prese l’Interpol a Parigi. Non aveva soldi per chiedere la revisione del processo. Fece dieci anni di carcere. Morì nel 1981. Nada, la ragazza capace di ispirare Cassola, lo ha difeso per sessant’anni. E lo fa ancora. Con un libro che attacca il suo scrittore.
Data recensione: 13/04/2006
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Sandro Bennucci