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Beppe Pinto ha due grandi passioni. La corsa. E le bilance.

Beppe Pinto ha due grandi passioni. La corsa. E le bilance. La prima l’ha messa a frutto partecipando 16 volte al Passatore, senza - ovviamente - dimenticare la Maratona di New York. La seconda è un’ossessione privata su cui fa coming out esponendo in pubblico 13 esemplari, da oggi allo spazio mostre dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. "Pesiamo la Storia. Bilance e sistemi di peso dal Seicento al Novecento" è non solo un percorso in un avanzatissimo settore della tecnologia - la consulenza tecnico-scientifica è stata affidata a Mario Becherini - ma è anche l’occasione per entrare in contatto con una collezione d0anbtiquariato fra le più eclettiche, che Pinto ha messo su negli ultimi trent’anni rovistando nei mercatini più sperduti. Dove ha trovato oggetti di notevole rarità. Come la bascula di Quintez, che ha segnato il passaggio del sistema di pesata da quello "a terra" a quello "sospeso"; come una bilancia argentina realizzata nella prima metà del Novecento in cristallo con gli ingranaggi a vista. In incorruttibile cristallo è anche il pesasale italiano del 1930, mentre ai primi del Novecento risale la bilancia per pesare le ceneri di metalli preziosi e nientemeno che al Seicento l’esemplare di stadera portatile da mercato esposto nella mostra.
Dipendente del Comune ormai in pensione, Pinto racconta com’è nata la sua passione: "Erano gli anni Ottanta. i miei fratelli mi regalarono una bilancia della nostra nonna. da allora non mi sono più fermato e in casa non so più dove stare, visto che questi oggetti sono ormai dappertutto". Adesso c’è anche il catalogo della mostra a testimoniare questo suo strano collezionismo: oltre alle immagini dei pezzi esposti, ne racconta la storia e si sofferma sul significato della bilancia nell’immaginario collettivo, nella letteratura, nella mitologia.
Data recensione: 15/01/2013
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Fulvio Paloscia