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Un volume impeccabile per le maioliche figurate toscane

Gli autori dei volumi dedicati all’arte, e quelli che guardano alle arti decorative non fanno eccezione, troppo spesso cadono in una sorta di autocompiacimento che fa passare in secondo piano lo scopo principale di tali comunicazioni: fornire accessibili chiavi di lettura e una solida documentazione su un artista, un movimento, un centro di produzione. Questo è invece proprio il tomo ora uscito per i tipi di Polistampa e dedicato alle maioliche figurate di Montelupo: un rigoroso e ben organizzato repertorio dello sviluppo dell’istoriato nella maiolica montelupina. È un’opera che ha tutto per piacere a chi di questo argomento si deve, o si dovrà occupare: a cominciare da una fedeltà estrema delle cromie originali delle opere riprodotte per finire al ritmo, quasi cadenzato, che caratterizza lo svolgimento dei testi e la struttura dell’intero apparato fotografico (di ogni opera fronte, retro, firma e soprattutto fonte iconografica) e che lo rende, pur nella complessità dell’argomento, uno strumento di lavoro assai maneggevole.
Curata da Carmen Ravanelli Guidotti, il lavoro andrà considerato, a mio parere, una sorta di felice complemento delle ricerche portate avanti negli utlimi quindici anni da Fausto Berti. Nasce, è importante dirlo, da un’efficace collaborazione tra studi e collezionismo privato, che ha avuto un ruolo fondamentale nella scelta rigorosa delle opere e che credo si dovrà considerare esemplare per il futuro. Molto di interessante è stato qui evidenziato: per esempio l’evidente rapporto tra le cose montelupine e le produzioni di Corte coeve (si guardi all’utilizzo di fonti incisorie comuni con Urbino), pur con quel tratto a volte ruvido nel disegno e nella cromia dell’istoriato di Montelupo che può essere disorientante. Emblematica resta a questo proposito la figura dell’anonimo pittore «istoriatore della Bibbia», attivo nell’ultimo volgere del Cinquecento, che qui viene ben definita.
Il volume chiude, né potrebbe essere altrimenti, con quella che resta la produzione di Montelupo più universalmente nota, i cosiddetti Arlecchini seisettecenteschi: che però qui vengono, e credo per la prima volta, studiati e organizzati in un repertorio, tematico e cronologico.
Data recensione: 01/02/2013
Testata Giornalistica: Giornale dell’Arte
Autore: Luca Melegati Strada