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C’era una volta l’arte che faceva rima con artigianato. La scissione rinascimentale produsse danni soprattutto a Firenze che di botteghe artistiche ci campava e riempiva i forzieri

C’era una volta l’arte che faceva rima con artigianato. La scissione rinascimentale produsse danni soprattutto a Firenze che di botteghe artistiche ci campava e riempiva i forzieri. Per rinnovare e cementificare il binomio ci pensano antiche tradizioni, storie di famiglie e benemerite iniziative. Come quella che trova ospitalità nello spazio mostre dell’Ente cassa di risparmio di Firenze in via Bufalini. Dove fino al 6 ottobre si possono ammirare le magnifiche “Alchimie di colori” prodotte dalla lavorazione della scagliola, altrimenti detta “pietra di luna”, provenienti dalla collezione Bianco Bianchi, la più importante al mondo, un repertorio di pezzi unici, risalenti dal Seicento fino ai giorni nostri. Si tratta di una particolare tecnica a intarsio, con materiali naturali come la polvere di selenite, pigmenti colorati e colle vegetali mescolate fra loro, che produce incredibili manufatti (quadri, tavoli, mobili, piatti, stipi, pannelli, cornici, paliotti e altri oggetti d’arredo liturgico e profano) profondamente legati al territorio italiano e toscano in particolare. Detta “méschia”, conosciuta fin dall’epoca romana, amata dai Medici e dai Lorena, la scagliola è entrata a far parte dell’artigianato fiorentino negli ultimi decenni, grazie all’infaticabile dedizione di Bianco Bianchi (scomparso nel 2006) che a quest’arte ha dedicato tutta la vita. In mostra una trentina di esemplari di epoca antica accanto a manufatti contemporanei realizzati dai figli di Bianco, Alessandro e Elisabetta, eredi e continuatori fedeli dell’opera paterna che ha tra i suoi estimatori Carlo d’Inghilterra e i Duchi di Kent. Curata da Silvia Botticella e Modestino Romagnolo, correda la mostra un bel cataloghetto edito da Polistampa.
Data recensione: 19/10/2012
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Gabriele Rizza