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Non è indispensabile a un uomo di buona cultura sapere chi sia Antonio Commodi, un pittore fiorentino nato nel 1560 e morto nel 1638, ma chi

  Non è indispensabile a un uomo di buona cultura sapere chi sia Antonio Commodi, un pittore fiorentino nato nel 1560 e morto nel 1638, ma chi veda un gruppo di suoi disegni non lo dimenticherà mai. Non tanto perché questi fogli siano i più belli della loro epoca ma perché sono inconfondibili ed esprimono una forza di invenzione e una vitalità che non hanno molto da spartire col gusto degli anni in cui Commodo visse. Se si crede alla cronologia e alla storia sarà difficile spiegare quel che dico. Le idee grafiche di quest’uomo fuori dal coro sono – scusate la ripetizione – fuori dal tempo. So bene che niente lo è, ogni cosa è figlia della propria epoca ma nonostante Andrea Commodi fosse considerato dai suoi contemporanei un grande copista, i suoi disegni ricordano centomila cose e nessuna e assomigliano solo a se stessi.
Non vorrei cadere in tentazione e mettermi a stabilire precedenti a cose più tarde, fra Sette e Novecento, che possono ricordare lavori del nostro elusivo artista. Non credo che una cosa sia importante perché prelude a un’altra e a mio modo di vedere la cinquantina di fogli esposti nella Casa Buonarroti di Firenze sono creazioni molto personali e riflettono un mondo allucinato, fisso e compiaciuto di se stesso, talvolta commovente, spesso disadorno, perfin violento, come un fotogramma sovraesposto in cui l’uso dell’ombra e della luce è inedito. In alcuni casi sembra che l’inchiostro finirà per divorare la carta. L’espressione dei volti e delle azioni fisiche è essenziale. Basta la fissità dello sguardo e l’apertura casuale delle labbra per esprimere un senso di sorpresa e rifiuto, il braccio alzato e gli occhi semi chiusi di una donna nuda, i glutei appiattiti sul letto disfatto , per evocare una sensualità torbida.
Per intendere la pittura di Commodi bisognerà invece andare bella chiesa di san Vitale a Roma dove i suoi affreschi sfiorano un compiacimento quasi sadico per i martìri cristiani della Controriforma. Non mancano ovvi ricordi di Michelangelo e annotazioni più recenti del Cavalier d’Arpino (maestro contemporaneo del Commodi) mentre la curiosità morbosa del nostro artista per gli strumenti con cui si infliggono torture fisiche è decisamente personale. Nelle stanze del museo Buonarroti si includono alcuni suoi quadri da cavalletto di solito non facilmente visibili. Mi riferisco a tre tele conservate nella Casa Professa dei Gesuiti a Roma, nella cappella di Odoardo Farnese. Sono quadri di soggetto religioso ma l’autore riesce, cosa rara nella storia della pittura italiana, a descrivere con attenzione minuziosa alcuni particolari.
Mi riferisco, ad esempio, ai vari oggetti liturgici che si vedono nel primo dipinto, la Messa di Manresa: i grandi candelabri in primo piano, l’argenteria sull’altare, il lampadario dorato. Nel secondo dipinto i costumi dei protagonisti sono resi nei colori e persino nella consistenza dei tessuti e gli effetti della luce sono magistrali, quasi alla veneta (voglio riferirmi a Bassano o a El Greco giovane). Infine parleremo di un capolavoro: un ritratto a grandezza naturale di Michele Peretti (1577-1631), figlio della nipote diretta di Sisto V. Il quadro, appartenente alla Galleria Corsini di Roma venne attribuito al Commodi da Roberto Longhi e il tempo ha confermato questa idea. La posizione del corpo rammenta infatti una figura di schiena, a gambe divaricate, che fa parte del ciclo di affreschi della chiesa di San Vitale già menzionata. L’impeto della figura in questo ritratto è fra il teatro e l’ipnosi ma i particolari sono molto scrupolosi. L’armatura non è così fantasiosa come può apparire a prima vista poiché essa riproduce attentamente le figure araldiche dei Peretti Montalto (leone rampante, ramo di pere, monti e stelle) e l’emblema della carica del principe che era Generale della Chiesa. L’immagine potrebbe essere la copertina per I tre moschettieri di Dumas ma non voglio contraddire me stesso dando valori di anticipazione a cose che esistono forse solo nella nostra mente.
Commodi è anche noto per essere stato il maestro riverito da uno dei geni del barocco, Pietro da Cortona: ciò non è sempre ovvio nell’opera del pittore più anziano ma qualche suo disegno lo può far capire. Mi riferisco, ad esempio, a uno studio di una testa femminile pubblicato nell’eccellente catalogo di questa bella mostra.  
Data recensione: 19/08/2012
Testata Giornalistica: Il Sole 24 Ore
Autore: Alvar Gonzalez Palacios