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C’erano una volta il girotondo e il tiro alla fune e lo sbarbacipolle e lo schioccapalle e un centinaio di altri giochi che ora non ci sono più. Li ritroviamo nel libro di Vittoriano Innocenti,

C’erano una volta il girotondo e il tiro alla fune e lo sbarbacipolle e lo schioccapalle e un centinaio di altri giochi che ora non ci sono più. Li ritroviamo nel libro di Vittoriano Innocenti, curato da Tiziana Vivarelli, "Si giocava a Schioccapalle. Giochi, giocattoli e passatempi della tradizione toscana" (Polistampa, pagg. 299, euro 12).
Sfogliando il libro, con un velo di nostalgia, emerge evidente il divario esistente tra giochi di oggi, elettronici, e quelli del passato, caratterizzati dalla semplicità.
Dalla memoria dell’autore emerge l’immagine suggestiva di un mondo cronologicamente prossimo al nostro, ma culturalmente molto lontano. "Le storie, le novelle, le filastrocche che i nostri anziani ci raccontavano con grande passione - scrive Innocenti - ci hanno fatto vivere, seppur nella miseria, un’infanzia bellissima e piena di ricordi sani, grazie all’insegnamento prezioso che abbiamo ricevuto: che qualsiasi oggetto ci capitasse tra le mani fosse utile per giocare".
Per i bambini di un tempo fare e giocare si mescolavano, si sovrapponevano, sostenuti, soprattutto in campagna, da un ambiente straordinariamente ricco di materiali e di occasioni. Giochi semplici con cui, però, i bambini scoprivano il mondo e liberavano la fantasia".
Ma cos’era lo schioccapalle del titolo dell’Innocenti? Era un’arma ad aria compressa, molto ingegnosa nella sua semplicità: in un cilindro di legno di sambuco scorreva uno stantuffo di castagno, mentre come proiettili venivano utilizzate olive o coccole d’alloro. E che battaglia ci venivano nei pomeriggi d’estate, la scuola alle spalle e davanti giorni e giorni di divertimenti all’aria aperta.
Data recensione: 20/03/2006
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: Riccardo Cardellicchio