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La volontà di dedicare una mostra alle maioliche ottocentesche della Manifattura Ginori e della fabbrica Cantagalli è nata qualche anno fa quando, con l’avanzare degli studi, sono emersi nuovi documenti sulla

La volontà di dedicare una mostra alle maioliche ottocentesche della Manifattura Ginori e della fabbrica Cantagalli è nata qualche anno fa quando, con l’avanzare degli studi, sono emersi nuovi documenti sulla produzione di quel periodo. Nel 2009, grazie al sostegno dell’Osservatorio dei Mestieri d’Arte, l’Associazione Amici di Doccia ha così intrapreso l’intera catalogazione del Fondo Cantagalli (più di ventimila tra disegni, spolveri e fogli vari), conservato al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza. Dal 1983 e fino a oggi inaccessibile, fonte di studio indispensabile per l’approfondimento sulla produzione Cantagalli e sulla metodologia lavorativa di una fabbrica ceramica dell’Ottocento. La mostra rappresenta la prima rassegna di ampio respiro su questa importante produzione, riflesso di un gusto che coinvolse tutta l’Europa e che permise alle due manifatture, Ginori e Cantagalli, di conquistare un ruolo di primo piano nel panorama artistico internazionale. I loro prodotti, esibiti con successo alle Esposizioni Universali di Londra e Parigi (per citarne solo alcune), rispondevano agli stimoli del fervente dibattito sulle arti applicate e l’industria, che caratterizzò il secondo Ottocento e al sentire di una società nuova, urbana e meccanizzata, che cominciava allora a coltivare il mito, ancora attuale, dell’artigianato artistico. Le maioliche ottocentesche, inizialmente ispirate alla maiolica italiana del Rinascimento, ambivano a emulare più che a imitare, assumendo col tempo forme sempre più eclettiche, in un crescendo di virtuosismi e contaminazioni stilistiche. Il vasto repertorio manierista di mascheroni, arpie, satiri e tritoni, rivive nelle applicazioni plastiche e nelle onnipresenti grottesche, dipinte su oggetti di tutte le fogge. Immagini celebri tratte da Botticelli, Benozzo Gozzoli, Raffaello, Pietro da Cortona, ma anche dai contemporanei, Domenico Morelli e Edward Burne Jones, brillano dei colori smaglianti di un’arte ceramica che compete con la grande pittura. Il recupero di tecniche dimenticate come il lustro, che illumina le maioliche di magici riflessi iridescenti, concorre con la sperimentazione sui colori e con la perizia esecutiva degli artisti, a creare oggetti di altissima qualità, apprezzati da clienti prestigiosi: dai negozi Tiffany & Co. di New York di Londra, alla Baronessa Rotschild e Costantino di Russia (fratello dello zar), Umberto I e Margherita di Savoia, fino a Giuseppe Verdi che nel 1881 all’Esposizione Nazionale di Milano, si ferma allo stand Ginori, per fare acquisti con l’amica Teresa Stolz. Il Museo Stibbert, il più affascinante “monumento” di gusto storicistico esistente a Firenze, è senza dubbio il luogo di elezione per raccogliere le splendide maioliche prodotte dalle due manifatture. Frederick Stibbert (1838-1906) fu amico e assiduo committente di Ulisse Cantagalli (1839-1901), al quale dette incarico per molteplici manufatti, tra cui la celebre “Loggetta”. Una selezione di ventitré maioliche ottocentesche provenienti dal Museo di Doccia, affiancata da quarantatré maioliche Cantagalli dai depositi del Museo Stibbert, formerà il nucleo centrale della mostra, attorno al quale verranno proposti prestigiosi prestiti dall’Ashmolean Museum di Oxford, dal Victoria and Albert Museum di Londra, dal Museo delle ceramiche di Sèvres, dalla Fondazione William De Morgan di Londra, dal Museo del Bargello, oltre a trentacinque esemplari inediti provenienti da collezioni private italiane e straniere. Infine, a seguito di un accurato restauro, verranno esposti alcuni dei più significativi disegni preparatori del Fondo Cantagalli. La mostra è inserita nelle Stanze dei Tesori, itinerario promosso da Piccoli Grandi Musei, che permette di accompagnare il visitatore all’interno di un viaggio nel tempo, attraverso ambienti eclettici, emblematici dello spirito del tempo, respirando l’atmosfera nella quale vivevano gli artefici e gli acquirenti delle ceramiche alle quali la mostra è dedicata
Data recensione: 01/09/2011
Testata Giornalistica: I fatti
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