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Sembrano strumenti di tortura: a volte cesellati e decorati come gioielli o realizzati in forme essenziali di nudo ferro. Sono gli “attrezzi” del mestiere degli antichi chirurghi, protagonisti anche delle tavole illustrative e delle

Sembrano strumenti di tortura: a volte cesellati e decorati come gioielli o realizzati in forme essenziali di nudo ferro. Sono gli “attrezzi” del mestiere degli antichi chirurghi, protagonisti anche delle tavole illustrative e delle miniature che accompagnano i manoscritti esposti in una raffinata mostra allestita alla Biblioteca Medicea Laurenziana e che si inaugurerà domani: Consilioque manuque. Qualcuno, durante la presentazione della mostra, ha affermato di non credere possibile trovare proprio qui certi particolari codici: «È proprio qui che si trovano i manoscritti che sembra incredibile poter trovare», ha risposto Vera Valitutto, direttrice dell’antica e prestigiosa Biblioteca. Pare infatti che anche i poemi omerici, qui presenti in un lussuoso codice di committenza medicea, siano preziose fonti d’informazione sulla medicina greca. Infatti, Omero dimostra nei suoi scritti una vasta conoscenza dell’anatomia e un uso puntuale della terminologia medica, la stessa usata in seguito da Ippocrate. L’esposizione di documenti, immagini e reperti che testimoniano del lento, ma progressivo e inarrestabile cammino della chirurgia, comincia proprio da qui. Non mancano neppure la versione latina del Giuramento d’Ippocrate, l’Herbarius dello Pseudo Apuleio, con illustrazioni di grande eleganza, e il De medicina di Celso. Proprio dalle figure miniate e dalle immagini, tratte anche dalle opere d’arte, che vengono proiettate lungo il percorso espositivo, si avverte quell’incessante ricerca da parte dell’uomo di liberarsi dal dolore, di indagare tra i misteri del proprio corpo. Un panorama che appare affascinante e inquietante (forse anche per il sottofondo musicale dei Carmina Burana, che accompagna la mostra), soprattutto se paragonato ai traguardi raggiunti dalla moderna chirurgia: dalle pratiche “oscure”, dolorose e truculente del medioevo all’“età dei lumi”, al Settecento, quando l’Académie Royale de Chirurgie forgiò il motto “Consilioque manuque” (“con saggezza e con le mani”) che è anche il titolo della mostra, fino alla sperimentazione dell’anestesia e allo sviluppo delle pratiche di disinfezione. Un viaggio attraverso la carne, efficacemente messo in risalto da Donatella Lippi, curatrice dell’evento, che opportunamente inizia la sua introduzione riproducendo l’iscrizione che si trova sulla tomba di William Morton, “inventore” dell’anestesia, che recita pressappoco queste parole: «senza il quale la chirurgia è stata un’agonia, per il merito del quale il dolore nella chirurgia è stato cancellato e per merito del quale la scienza adesso può controllare il dolore». La mostra si inserisce in una serie di eventi legati al Simposio della Società Italiana di Chirurgia, tra i quali la presentazione del libro del Professor Francesco Tonelli I protagonisti della chirurgia fiorentina, 1200 – 1900 (Polistampa). L’esposizione è illustrata da un ampio catalogo (Mandragora) curato da Donatella Lippi con la presentazione di Vera Valitutto.
Data recensione: 01/10/2011
Testata Giornalistica: Giornale della Toscana
Autore: Nicola Nuti