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Atmosfere di immagini, suoni, colori, parole, suggestioni, spazi metaforici e reali: non descrivere, ma suggerire, proporre chiavi di lettura, narrare paesaggi e dipingere memorie. Nulla è didascalico e semplicemente

Atmosfere di immagini, suoni, colori, parole, suggestioni, spazi metaforici e reali: non descrivere, ma suggerire, proporre chiavi di lettura, narrare paesaggi e dipingere memorie. Nulla è didascalico e semplicemente esplicativo, nella mostra multimediale Vivo in Val di Chiana, tra storia, arte e natura. La mostra, risultato finale di un lungo percorso didattico, durato l’intero anno scolastico, rivolto a studenti ed insegnanti degli istituti scolastici della Val di Chiana, esprime il senso del progetto Cento Itinerari Più Uno. Il progetto, finalizzato a far emergere nei ragazzi la consapevolezza del valore del proprio territorio nei suoi molteplici aspetti e a valorizzare il loro sguardo sulla contemporaneità attraverso la scoperta delle relazioni con il passato e con “altri” presenti, ha rappresentato un percorso di scoperta e di co-costruzione di significati, mettendo in relazione saperi diversi: i saperi dei ragazzi, degli insegnanti, degli operatori e degli esperti, del territorio nelle sue varie espressioni. In un contesto caratterizzato dai segni di una grande eredità storica non sempre facilmente riconoscibile a causa di recenti mutazioni economiche, sociali, naturali e culturali, per le giovani generazioni è spesso difficile comprendere, interpretare e attribuire valore a ciò che li circonda. Nella scuola, non solo i ragazzi, ma anche gli insegnanti, spesso sottovalutano il valore educativo del patrimonio territoriale locale: perché mancano i “saperi” per poter leggere e dare valore ai molteplici “segni” presenti nell’ambiente, o perché manca la consapevolezza di essere portatori di conoscenze, spesso costruite nella vita familiare, nella quotidianità e non sempre collegate a ciò che nella scuola si apprende. Grazie agli approfondimenti disciplinari di esperti e all’accompagnamento metodologico nell’azione didattica, il progetto ha offerto, ai diversi ordini di scuola della Val di Chiana, l’opportunità di ricostruire, partendo dall’esperienza diretta e personale dei ragazzi, itinerari di senso nel territorio. A partire dal presupposto che il territorio nella scuola non va solo “studiato” secondo la logica del pensare razionale proprio delle discipline, ma deve essere “sentito” con quella forma di conoscenza che passa in primo luogo dai sensi e dalle emozioni: solo così si può favorire la costruzione di quel senso di identità e di appartenenza che è alla base di ogni azione di tutela, di salvaguardia e di sviluppo. Sottolinea, infatti, un’insegnante della Scuola Media di Marciano: «I ragazzi hanno incrementato il proprio senso di appartenenza e di responsabilità nei confronti di un territorio che ha tanto da raccontare, condividendo un impegno che ha richiesto cooperazione e coordinamento; hanno compreso l’utilità delle conoscenze derivanti dalle discipline per la soluzione di problemi concreti; sono riusciti a dimostrare capacità e competenze, instaurando momenti di dialogo e di confronto critico sia fra di loro che con gli insegnanti». I saperi e i valori profondi presenti in piccoli comuni ricchi di storia, cultura, patrimoni storico-artistici e ambientali, antiche e nuove tradizioni, attività artigianali in via di estinzione o di rilancio, richiedono, infatti, di essere valorizzati e tutelati, ma soprattutto di essere rivitalizzati con nuove idee, perché diventino patrimonio su cui investire anche in funzione dello sviluppo di nuova imprenditorialità in tutta la filiera economica, connessa alla valorizzazione e alla promozione del territorio. Così per i ragazzi dell’Istituto Alberghiero di Cortona, che «hanno potuto acquisire la consapevolezza di come, anche nel progettare il loro futuro professionale, sia possibile coniugare il nuovo che avanza trasformando il territorio con le realtà familiari e/o locali che, legate a valori e tradizioni del mondo rurale, sono vive, presenti e fortemente caratterizzanti identità culturali e specificità territoriali». Cento Itinerari Più Uno ha così rappresentato l’occasione per una didattica innovativa, funzionale alla costruzione di esperienze di conoscenza e valorizzazione del territorio che consentano di vedere connettendo, ma anche narrare e rappresentare, per sé e per gli altri, il significato del proprio patrimonio culturale. È stata l’occasione per comprendere non solo come si fa una didattica del patrimonio territoriale, ma anche perché si fa, rintracciando la componente teorica su cui si fonda la pratica didattica, sia sul piano dei contenuti sia sul piano delle metodologie. L’esperienza di Cento Itinerari Più Uno si sta configurando sempre più, nelle sue varie edizioni, come buona pratica di valorizzazione educativa del territorio. Una buona pratica non è la storia di un successo, unica e irripetibile, ma si inscrive in uno sforzo di modellizzazione di soluzioni e percorsi: è una costruzione empirica delle modalità di sviluppo di esperienze che per l’efficacia dei risultati, per le caratteristiche di qualità interna e per il contributo offerto alle soluzioni di particolari problemi didattici, si presenta condivisibile e potenzialmente realizzabile anche in altri contesti e soprattutto anche al di là del progetto. Nella definizione di best practice sono sicuramente rintracciabili due importanti finalità: la possibilità di una buona pratica di orientare le scelte sull’adozione di modelli o strumenti sperimentati con successo, e la capacità di promuovere la condivisione e il trasferimento di know-how. La mostra, dunque, non vuole solo “illustrare” i percorsi realizzati dai ragazzi: cortometraggi, voli aerei, interviste, racconti di vita, pannelli illustrativi vogliono rendere partecipe il pubblico del cammino di ricerca e studio condotto dalle scuole sul territorio e per il territorio. L’auspicio è che l’esperienza di visita possa essere un modo per condividere con altri insegnanti e operatori della scuola le emozioni e una nuova percezione del territorio della Val di Chiana.
Data recensione: 01/06/2011
Testata Giornalistica: I fatti
Autore: Giovanna Del Gobbo